Regia di Jordan Vogt-Roberts vedi scheda film
Avvertenza per i bambini: più Kong fa la faccia cattiva, più significa che è buono. Quindi non c'è da preoccuparsi.
Kong Skull Island non è un film malvagio, anche se non grideremo al capolavoro. Le 815 versioni cinematografiche sinora prodotte si distaccano progressivamente dal plot originale, aggiungendo o togliendo a seconda delle esigenze registiche e la fame di novità del pubblico. In questo caso, il tutto viene ambientato nel 1973, al ritiro americano dal Vietnam, per cui sull’isola del Teschio (la casetta di Kong) troviamo tanto esploratori di una non meglio identificata agenzia governativa in fallimento, civili arruolati per loro competenze specifiche, nonché l’assistenza militare diretta da un Samuel L. Jackson in odore di pazzia quanto il suo parigrado Kurtz di Apocalypse Now.
Dalla versione con Naomi Watts viene mediata anche la presenza malvagia di lucertoloni, pipistrelloni (pterodattili?), poliponi ovviamente cattivissimi (più bufali giganti invece buoni ma ininfluenti).
Quindi a che serve Kong? A fare il buono, anzi il buonissimo, che salva quelli tra gli umani che non gli vogliono dar fuoco (gli altri li spiattella senza troppe cerimonie).
I più astuti avranno capito che lo sdoganamento procede di pari passo con quello di Godzilla, anche lui presto candidato a super-eroe e nomination al Nobel per la Pace. Infatti questa volta al nostro gorilla preferito vengono risparmiate tutte le umiliazioni a lui riservate nelle versioni precedenti.
La trama è accettabile e non ci si annoia, anche grazie al fatto che gli atterrati (sull’isola) sono dispersi in diversi gruppetti e quindi si possono seguire microstorie parallele di tentativi di mettersi in salvo. Poiché non sembrava sufficiente, ci hanno aggiunto anche un vecchio naufrago, ex tenente dell’esercito americano, piombato colì dal cielo nel 1944, e reso protagonista del post-finale buonista sui titoli di coda.
Insomma, un film di puro intrattenimento e azione, senza l'atmosfera della versione precedente né l'approfondimento psicoromantico che poteva poggiare sulle spalle di Adrien Brody, bensì un prodotto per 15-20enni in libera uscita il sabato pomeriggio, confezionato con professionalità secondo i manuali costruttivi della Hollywood commerciale. Sapendo quel che stai per vedere, non ha grosse pecche.
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