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La Mummia

Regia di Alex Kurtzman vedi scheda film

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Fanny Sally

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La recensione su La Mummia

di Fanny Sally
6 stelle

Gli effetti speciali e un progetto ambizioso riportano in vita una delle creature più popolari del cinema: storia già vista, ma con alcuni elementi innovativi che si intrecciano e funzionano discretamente grazie al buon ritmo della narrazione.

Il tentativo di riesumare uno dei personaggi più popolari dell’immaginario letterario e cinematografico si rivela una scommessa riuscita parzialmente, in questa buona pellicola d’azione che condensa leggende millenarie e riferimenti all’attualità, con un moderato dispendio di effetti speciali e un gradevole pizzico di romanticismo e ironia.

 

Pur mancando di veri momenti orrorifici o di inquadrature memorabili, e ricalcando dinamiche consolidate, soprattutto nelle scaramucce tra i due avventurieri protagonisti, la messa in scena ritmata di Alex Kurtzman riesce a svolgere con onestà il suo dovere di intrattenere e divertire un pubblico poco pretenzioso in cerca di un paio d’ore di evasione.

 

Sofia Boutella

La Mummia (2017): Sofia Boutella

 

Il punto di forza e uno dei tratti più originali risiede nella scelta di un villain al femminile, nuovo per questo genere di film con i mostri. Sofia Boutella, ballerina e modella algerina, grazie al suo fisico sinuoso e ai bei tratti esotici, incarna con sensualità enigmatica e felina la principessa egizia Ahmanet, che a causa di un maleficio da lei stessa innescato si trasformerà nella mitica creatura portatrice di morte e distruzione. Il personaggio, esteticamente affascinante, manca però di un forte carisma e la sua malvagità poco viene spiegata e percepita, se non attraverso brevi istanti. Tom Cruise, sempre a suo agio nei ruoli muscolari, ripete sostanzialmente un copione già visto prestando il volto all’eroe della situazione, Nick Morton, una sorta di agente segreto sopra le righe anche qui, ma il suo ruolo lo ricopre con consapevolezza, seppure non sempre risulti credibile nelle battutine ironiche (neanche tanto fulminanti). Interessante, anche se poco sviluppato il personaggio interpretato da Annabelle Wallis, ovvero la brillante archeologa Jenny Halsey, che lavora sotto copertura per conto del famigerato dottor Henry Jekyll, a capo di un’organizzazione dedita a combattere e studiare il male in tutte le sue mostruose forme, cui presta il volto un po’ appannato Russel Crowe. Totalmente trascurabile il ruolo di spalla comica affidato a Jake Johnson, la cui presenza ricorrente è forzata e non raggiunge l’effetto sperato.

 

Tra rinvenimenti casuali, inseguimenti rocamboleschi, minacciosi animali delle tenebre, oscure visioni, l’azione si sposta dal misterioso antico Egitto (cui viene dato poco spazio), alla martoriata Mesopotamia odierna, ovvero Iraq, per finire in una Londra come sempre custode di segreti impenetrabili, nascosti nelle sue fondamenta così come nei suoi moderni grattacieli.

 

Il finale cupo e ambiguo lascia aperta la possibilità già anticipatamente annunciata di un sequel che si avvarrà di altri personaggi della mitologia mostruosa, dando inizio all’ennesima saga, metodologia narrativa pare essere divenuta quasi inevitabile negli ultimi anni.

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