Regia di Peter Berg vedi scheda film
Non è un capolavoro che resterà nella storia, ma il film è molto efficace e tiene la tensione alta per tutta la durata. Non si può chiedere di più. La retorica come sempre non manca, è una dose sempre presente nelle ricette dei film di questo genere, che trattano di libertà occidentale messa a rischio.
Il 15 aprile del 2013 a Boston (Massachusetts) si correva la maratona come al solito molto frequentata essendo la più vecchia manifestazione del genere al mondo: la prima volta si corse addirittura nel 1897 dopo un anno delle prime Olimpiadi moderne tenutesi ovviamente ad Atene. La gara parte da Hopkinton, nel Massachusetts, e si conclude a Boston, presso Copley Square, il terzo lunedì del mese di aprile, in occasione del Patriots' Day (titolo originale del film), festa che commemora l'inizio della Guerra di indipendenza americana. Quel giorno due ordigni piazzati da due cittadini statunitensi musulmani, originari del Kirghizistan, causarono 264 feriti e quattro morti tra cui un bimbo che non aveva ancora compiuto 9 anni.
Il film di Peter Berg, un attore che ama dirigere film d’azione e di vita americana, di eroi e di uomini duri, è un’opera ben fatta e ben costruita, con molti personaggi ordinatamente diretti con in primo piano l’attore che meglio predilige, Mark Wahlberg, qui nei panni del sergente Tommy Saunders, poliziotto irrequieto e irascibile, che più o meno fa da guida al film, da punto di riferimento per passare da un evento all’altro. Oltretutto il grintoso Wahlberg è un bostoniano purosangue e nel film ci mette tutto se stesso, perché quella ferita è ancora viva nella popolazione. Berg non si risparmia e ci mostra, tramite una camera a mano sempre in movimento, come per farci partecipi delle azioni, delle fughe, degli inseguimenti, delle tante sparatoria alcune delle quali molto spettacolari, della preparazione degli ordigni rudimentali. Berg non ci risparmia nulla, neanche i primi piani sui feriti gravi e sui corpi macellati: macelleria gratis? No, assolutamente. Il patriottismo americano, la retorica, la resistenza al terrorismo richiedono anche questo. Se non mostri non puoi spiegare la crudeltà dei terroristi: qualcuno dirà, ma i mali che l’Occidente esporta in quei paesi di origine, non è anche quello condannabile? Non so rispondere, è come parlare della gallina e dell’uovo. Certo è che vedere colpire gente innocente fa sempre male e questo film sa ricostruire meticolosamente ciò che successe quel maledetto 15 aprile e nei giorni che seguirono, con le indagini serrate di FBI, CIA, polizia locale, che non dettero respiro ai terroristi.
Non è un capolavoro che resterà nella storia, ma il film è molto efficace e tiene la tensione alta per tutta la durata. Non si può chiedere di più. La retorica come sempre non manca, è una dose sempre presente nelle ricette dei film di questo genere, che trattano di libertà occidentale messa a rischio.
Notevoli le presenze di Kevin Bacon, John Goodman, J.K. Simmons.
Essa viene fuori nel pre-finale quando il protagonista Tommy Saunders riflette: “È quello che ho visto oggi, Bene contro Male, amore contro odio. Il demonio ti colpisce e tu hai soltanto un’arma per difenderti: l’amore. L’unica cosa che lui non può toccare. Che vuoi fare: cacciarli, ammazzarli, arrestarli? Ci attaccheranno lo stesso, è impossibile riuscire a prevederlo. Teniamoci stretti, l’amore ci fortifica, ci nutre, e non c’è modo che loro vincano.”
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