Regia di Peter Berg vedi scheda film
"Hanno fatto incazzare la città sbagliata!". In effetti, una battuta del genere, può risultare involontariamente ridicola, perchè i tragici eventi della maratona di Boston del 2013, se fossero accaduti a Savona, Cordoba o Rotterdam, avrebbero causato le medesime reazioni. Si sa, Peter Berg è uno che non va per il sottile, ed è abbastanza palesemente un cineasta che viene da destra: ma, se si deve essere obiettivi, va anche detto che il suo modo di fare cinema è efficace e non peregrino, che sa imbastire un racconto anche corale, e mantenere un buon livello di tensione per buona parte delle pellicole che gira. E' anche un regista che ha un concetto di storie importanti, viste dal basso, magari da repubblicano, ma senza alterigia. Il serrato resoconto dei fatti, da appena prima dell'attentato da parte dei due fratelli ceceni che, con bombe fatte in casa, seminarono il terrore all'evento sportivo bostoniano verte su vari personaggi, realmente esistenti, tranne il protagonista Mark Wahlberg, che è un condensato di tre poliziotti presenti nel drammatico momento delle deflagrazioni, e importanti nella caccia ai terroristi. Semmai, quello che può lasciare perplessi è il chiaro manicheismo nel dipingere i due attentatori, uno uno psicopatico, l'altro un mentecatto, fondamentalmente due bambocci, ma ancor più cupa la rappresentazione della moglie del maggiore dei due, americana convertita all'islamismo, un'invasata totale. Nel ricco cast, funzionale e assortito bene, si può parlare di buona interpretazione collettiva, anche se, per esempio Michelle Monaghan è un pò sacrificata dal poco spazio concessole in una pellicola, infine, molto maschia. Negli anni Ottanta il termine "reaganiano" era piuttosto in voga, "trumpiano" può diventarlo oggi: ecco, "Boston-Caccia all'uomo", pur con le attenuanti di cui sopra, può andare molto vicino alla seconda definizione.
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