Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Uno dei migliori Hitchcock del periodo inglese.
Alfred Hitchcock non era pienamente soddisfatto della riuscita del suo Blackmail. A Truffaut, in una delle interviste celebri che poi sarebbero state trasposte in un volume, rivelava che il finale era del tutto antitetico rispetto a quello da lui concepito. Alice avrebbe dovuto essere arrestata e il fidanzato Frank, detective, sarebbe stato costretto a ripetere con lei tutte le procedure descritte nelle sequenze iniziali. Al lavandino Frank avrebbe ritrovato il collega più anziano, che gli avrebbe chiesto, non conoscendo la storia: "Esce con la sua amica questa sera?". E Frank: "No, no, torno a casa". I produttori lo giudicarono deprimente e glielo fecero modificare. Di certo, il finale originariamente pensato da Hitchcock avrebbe conferito una struttura simmetrica e ad anello all'opera. Tuttavia, non tutto il male viene per nuocere. Il lieto fine è solo apparente, doppio, ambiguo. La ragazza è inchiodata alla sua colpa dal ghigno malefico e dal dito accusatore del pagliaccio del dipinto, e soffre visibilmente, per non aver potuto vuotare la sua coscienza di un peso insostenibile. Il fidanzato d'altra parte, tutore della legge, si trova in una condizione di paradossale stranezza. Fa ricadere la colpa su un avanzo di galera, vile ricattatore, ma innocente, e salva la fidanzata non già per disinteressato slancio di generosità, ma pare quasi per la salvaguardia del suo quieto vivere. Il giovane pensa alla sua fama, alla sua reputazione, alla sua carriera. Sarebbe passato per il fidanzato di un'assassina e una traditrice. Per salvare se stesso e Alice finisce però per non salvare nessuno dei due: lei distrutta dai rimorsi e lui macchiato irreversibilmente nella sua integrità.
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