Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Il primo film sonoro di Hitchcock è considerato anche il primo talkie britannico, ed ebbe una genesi alquanto tormentata. Girato originariamente come film muto, la successiva esigenza di sonorizzazione costrinse il regista a risolvere problemi molto delicati. In particolare, l'attrice Anny Ondra, di origine ceca, aveva un forte accento incompatibile con la parte da lei interpretata, così, nell'impossibilità di doppiarla successivamente, vennero girate nuove scene in cui lei fingeva di parlare mentre l'attrice Joan Barry registrava le battute. Alfred non si fa comunque cogliere impreparato dall'arrivo del sonoro: in previsione di quello che sarebbe successo, gira alcune scene senza inquadrare la bocca degli attori, per poter poi in seguito inserire l'audio, ed usa la nuova tecnologia in modo creativo, come quando unisce l'urlo della protagonista che vede un barbone con il braccio teso (come quello dell'uomo che ha appena ucciso) a quello della tenutaria che scopre l'omicidio, o come quando ad Alice, che sta facendo colazione, nel borbottio confuso del discorso della conoscente rimbomba nella testa solo la parola "knife", coltello, l'arma che lei ha appena usato per compiere il delitto. In altri passaggi, invece, l'uso è un tantino eccessivo, come nella scena in cui la protagonista finge con la madre di aver passato la notte a letto, e mentre si alza il cinguettio dell'uccello in gabbia diventa assordante e fastidioso. Degno di nota è anche l'uso, nella scena al British Museum, dello Schufftan process, perfezionato per la prima volta nel 1927 per "Metropolis", ed usato ancora nel 2003 da Peter Jackson per "Il Signore degli Anelli". La fotografia è molto buona, mentre il montaggio non è sempre fluido ma è sicuramente accettabile dati gli standard dell'epoca. Pare che la versione muta, più difficile da reperire, sia di livello superiore.
Londra: Alice White è la fidanzata di Frank Webber, detective di Scotland Yard, ma una sera, dopo un litigio in un locale, accetta la corte di un pittore e si reca a casa sua. Qui l'uomo cerca di violentarla, ma lei si difende e lo uccide con un coltello. Dopo l'omicidio Alice cerca di far sparire le tracce della propria colpevolezza, ma Tracy, un delinquente che già perseguitava il pittore, la vede e comincia a ricattarla. Nel frattempo, Frank, incaricato delle indagini, scopre un guanto della fidanzata sul luogo del delitto, lo nasconde, e decide di aiutarla....
A parte le piccole ingenuità comprensibili data la giovane età e comunque in linea con il cinema del tempo (ad esempio la scena della caduta del ricattatore è risolta in modo brusco e molto sbrigativo), Hitchcock mostra già una strabiliante inventiva e pone le fondamenta di quello che sarà il suo linguaggio futuro. Allora il suo viso era sconosciuto, e quindi in questa pellicola si riservò un cameo che risulterà essere il più lungo della sua cinematografia: seduto sulla metro, viene infastidito da un bambino, che gli calca il cappello sulla fronte. Una volta noto al grande pubblico, le sue apparizioni saranno brevi e fugaci.
La ventiseienne (al tempo delle riprese) attrice nata nell'impero austro-ungarico non mi sembra fornisca una prova particolarmente convincente, del resto questo film resterà il punto più alto della sua carriera. Ha comunque l'onore di essere la prima bionda "maledetta" del Maestro del brivido.
Interpreta la madre della protagonista, e nonostante le poche battute a lei riservate dimostra verve e disinvoltura.
Interpreta Frank Webber, il detective di Scotland Yard fidanzato di Alice White. Non se la cava male, anche se in certi momenti eccede forse nell'enfasi tipica della recitazione degli anni venti.
Un po' troppo invadente ed opprimente nei primi minuti, diventa più discreta ed efficace nel resto della pellicola.
Se Hitchcock avesse girato questo film trent'anni dopo, sarebbe stato un capolavoro.
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