Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
“I film muti sono la forma più pura di cinema. La sola cosa che mancava loro era evidentemente il suono che esce dalla bocca delle persone e i rumori. Ma questa imperfezione non giustifica i grandi cambiamenti che il suono ha portato con sé”
(Alfred Hitchcock)
Una frase che va contestualizzata ma che esprime una profonda verità storica, oltre a rafforzare il discorso critico legato proprio al primo film (in parte) sonoro del grande regista inglese, lo stesso Truffaut, che ha raccolto le opinioni di Hitchcock nel famoso libro intervista (Il cinema secondo Hitchcock), sosteneva che pochi autori avevano una visione così completa dell'arte cinematografica da poter fare a meno dell’innovazione del sonoro e raggiungere lo stesso una messa in scena efficace e completa, per assurdo se il sonoro non fosse mai stato inventato Hitchcock avrebbe continuato a fare i suoi film e i suoi capolavori senza perdere nulla della sua arte.
Io mi trovo pienamente d’accordo con la teoria di Truffaut e Blackmail (Ricatto) testimonia come meglio non si potrebbe un assunto fondamentale, ossia che la forza delle immagini è sempre superiore a quella delle parole e che un film girato senza audio (a parte l’ultima bobina, secondo il volere dei produttori) risulta godibile e funzionale anche con un sonoro aggiunto in un secondo tempo.
Il film esce nel '29 e al tempo le sperimentazioni tecniche erano all’ordine del giorno, il sonoro non aveva ancora preso completamente piede e per Hitchcock ogni occasione era buona per studiare nuove trovate, in questo caso la sfida consisteva nel "dare voce" alla protagonista Anny Ondra, che essendo tedesca non parlava un buon inglese, fu quindi chiamata una giovane attrice britannica (Joan Barry) che recitava in diretta il parlato della Ondra, in pratica una forma primitiva di doppiaggio.
Resta il fatto che il film per come è girato può essere goduto sia in versione muta che sonora, e infatti la pellicola è disponibile in entrambe le varianti, ma al di là di questo risulta chiaro come Hitchcock non avesse modificato nulla del suo modus operandi, mantenendo vivo il suo classico stile di rappresentazione, un 'estetica al tempo ancora acerba ma ricca di spunti innovativi.
Il soggetto è tratto da una pièce di Charles Bennet che lo stesso regista adatta insieme a Benn Levy e (non accreditato) Michael Powell, la storia è molto semplice e miscela abilmente elementi drammatici e thriller giocando con la tensione, la suspense, il senso di colpa e un pizzico di action che fin dagli esordi era presente nell’opera di Hitchcock.
I protagonisti sono principalmente tre, un detective di nome Frank (John Longden), la sua ragazza Alice (Anny Ondra) e un viscido ricattatore (Donald Calthrop), nella prima parte ci viene mostrata una tipica giornata al servizio di Scotland Yard, i poliziotti rintracciano un latitante e lo portano in centrale, seguono tutte le pratiche burocratiche che prevedono il riconoscimento del malvivente, la schedatura e infine il carcere.
L’azione si sposta poi sui due fidanzati e i loro battibecchi, nonostante un pizzico di ironia è la parte meno interessante del film, che evidenzia però una libertina Alice che scaricato il suo detective se ne va con un giovane artista al quale aveva dato appuntamento, l’uomo la invita a casa sua, lei accetta e dopo un po' di chiacchiere il pittore tenta di violentarla, la donna per difendersi lo uccide con un coltello.
Le indagini vengono affidate a Frank che ispezionando la casa della vittima trova un guanto della sua Alice, decide quindi di aiutarla ma a rompere le uova nel paniere ci pensa un testimone che pensa bene di ricattarli.
In questa storia abbastanza ordinaria colpiscono alcuni elementi narrativi, in primis la figura della giovane Alice, una biondina “tutto pepe” che segna il primo passo verso un prototipo di donna bella e maledetta che troverà sempre più spazio nell’immaginario cinematografico di Hitchcock, sorprende la facilità con cui la protagonista accetta l’invito del pittore, come decide di spogliarsi e cambiarsi di abito, tutta la scena nella casa dell’artista ha una forte impronta voyeuristica e una carica erotica non indifferente, la scena si chiude poi nella violenza pura dell’atto criminale, che il regista propone alternando abilmente le urla della lotta con una zoomata tesissima sulla mano di Alice in cerca di un arma di difesa.
Altro elemento presente in modo ossessivo ad indicare non solo un senso di colpa crescente ma la verità dei fatti è il quadro con il tronfio giullare che beffardamente ride e indica il suo osservatore, una trovata perfetta che da' libero sfogo al conflitto emotivo della protagonista ma anche ai dubbi del suo fidanzato.
La lunga sequenza del ricatto girata nell’emporio della famiglia di Alice gode di buoni momenti, Donald Calthrop ha la giusta faccia da galera per tenere alta la tensione, una suspense accumulata con grande mestiere da Hitchcock e fatta poi esplodere nel finale concitato risolto con un lungo inseguimento al British Museum.
Blackmail è un opera che va oltre un semplice discorso di innovazione tecnica, non lo inserirei tra le migliori prove del periodo inglese ma è un film che ha diverse sequenze che funzionano e che preannunciano soluzioni formali che saranno poi riprese in seguito, come sappiamo il finale buonista non era nelle intenzioni di Hitchcock, che anzi voleva chiudere il racconto così come lo aveva iniziato, ossia con le fredde e burocratiche procedure di un arresto (in questo caso a finire in galera sarebbe stata Alice), naturalmente la produzione si oppose e il film ne soffre un po'.
Certo, rimane quel maledetto quadro con il pacioso e sorridente giullare che fino alla fine insiste nell’indicare il vero colpevole del delitto, l’ennesimo colpo ben assestato da Hitchcock in questa sua prima opera sonora, un film che a ben vedere funziona di più nelle singole frazioni (o sequenze) che nel suo insieme ma che merita comunque una visione.
E' doveroso segnalare la prima apparizione del regista in un suo film, la scena si svolge su una metropolitana e un pestifero ragazzino lo tormenta toccandogli ripetutamente il cappello.
Voto: 7
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