Regia di Alexander Payne vedi scheda film
Sospeso a metà fra satira politica e favola ecologica e/o sentimentale, il film di Alexander Payne è un progetto sulla carta interessante nella sua follia ma che purtroppo si rivela anche fin troppo imperfetto, all’apparenza ambizioso ma troppo squilibrato e incolore, che incuriosisce con la sua premessa iniziale ma che gradualmente (ma anche inesorabilmente) degrada in maniera incoerente e poco convincente, senza mostrare quella particolare ambiguità o scaltrezza realizzativa, soprattutto a livello di scrittura, che una tale premessa comporterebbe ma trattandone invece le tematiche in modo fin troppo superficiale.
E anzi perdendo presto di vista proprio l’idea stessa all’origine della pellicola, cambiando repentinamente direzione e trattando, nella seconda parte, temi e prospettive piuttosto avulse o comunque estranee all’idea di partenza, come se non ci fosse un’idea precisa su dove e come riuscire a dare forma e sostanza all’ottimo spunto iniziale.
A tutto questo aggiungiamo una scrittura pigra e incolore dei personaggi e che, ad eccezione della profuga vietnamita (la sorprendente e bravissima Hong Chau, vera sorpresa del film), li rende spesso inutilmente pretenziosi ed eccessivamente noiosi e a nulla serve la presenza di un cast di tutto rispetto, compreso un imbolsito Matt Damon e un irritante Christoph Waltz.
Al film rimane sempre il suo cuore ecologista e di solidarietà umana, marcata inoltre da un particolare senso di malinconica tristezza da “ormai è troppo tardi” che ne pervade la pellicola, ma manca di equilibrio e coerenza e, soprattutto, di una certo rigore e di una tale solidità narrativa da renderla un’opera purtroppo incompleta e, a dire il vero, anche abbastanza inutile.
VOTO: 5
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