Regia di Alexander Payne vedi scheda film
Dopo le parentesi medio drammatiche di Paradiso Amaro e Nebraska, Alexander Payne decide di alleviare il suo modo di fare cinema e sembra volersi concentrare sulla commedia. Così prende gli umani e li rimpicciolisce, lasciandoli vivere in un paradiso che non è poi così amaro, non fosse per il dramma che comunque si cela dietro a tutto questo; ed è proprio questo dramma, messo lì quasi a caso, a non centrarci quasi nulla con ciò che vediamo.
Sarà che Payne è ormai abituato a fornire una morale di base ad ogni sua pellicola, che sembra sentirsi quasi in dovere di inserirne una anche in un contesto in cui non è affatto necessaria. Se si fosse limitato a raccontare l’invenzione del rimpicciolimento, con l’effetto che può avere sulle relazioni umane, ne sarebbe venuto fuori un film davvero niente male.
L’ostinazione di voler invece trovare un modo per “lanciare un messaggio”, rovina tutto. La pellicola che parte bene, catturando da subito l’attenzione dello spettatore, ad un certo punto vira verso il moralismo, creando un retroscena che sembra fare acqua da tutte le parti, che infine non viene nemmeno totalmente compiuto; confermando l’inutilità di tale aggiunta alla storia iniziale.
Christoph Waltz che sembra davvero a suo agio nei piccoli panni del furbo russo Dusan, con la sua interpretazione leggere e simpatica, oscura totalmente il protagonista Matt Damon che, privo di carisma, finisce per essere sempre una comparsa di se stesso.
Ma Waltz è davvero l’unica cosa buona di questo film, oltre alla stupenda ambientazione norvegese, in un tripudio di panorami mozzafiato che, per alcuni minuti, conquistano l’attenzione assoluta di chi guarda.
Il resto diventa solo l’ennesima commedia che tra qualche anno nemmeno ricorderemo o almeno, ricorderemo in parte, sicuramente per la bizzarra e divertente idea di vedere persone rimpicciolite fare conversazione con gli uomini di normal-misura che resta, senza dubbio, la parte più simpatica e attraente del film, peccato che duri troppo poco.
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