Regia di Ridley Scott vedi scheda film
la fiera del déjà vu
Alien che fuoriesce tra schizzi di sangue dalla schiena del malcapitato astronauta di turno e non dalla pancia non mi sembra una trovata sufficiente a giustificare l’uscita di un nuovo film della saga. Tecnicamente un sequel del prequel (Prometheus), il film rivela subito la sua natura di classico polpettone imbandito dall’ostinato Ridley Scott che – evidentemente a corto di idee - raschia il fondo del barile e frulla frattaglie di Alien e di Prometheus malamente mescolate insieme (con prevalenza del primo e qualche elemento del secondo). Insomma la fiera del déjà vu, del fritto e rifritto: il risveglio anticipato dall’ibernazione, il misterioso segnale radio proveniente da un pianeta altrettanto misterioso (squassato come da prammatica da perenni e violentissime turbolenze atmosferiche), il capitano pirla che mette a repentaglio la vita dell’equipaggio e dei 2000 coloni dormienti (toh …qualche briciola di Passangers di cui non mi ero accorto), impaziente di mandare a puttane l’intera missione originale per dedicarsi a questa improbabile missione di salvataggio, inutilmente richiamato all’ordine dall’eroica e “tosta” vice Daniels, ovvero l’attrice Katherine Waterston, che tenta con esiti improbabili di emulare l’immortale Ripley di Sigourney Weaver. Tanto pirla il capitano Chris Oram che, per non farsi mancare niente, riesce pure a cadere nel tranello del cattivone, beccandosi in faccia l’alieno sottoforma di aragostona assassina che nel giro di pochi istanti gli spara in bocca uno xenomorfo in formato mignon, pronto a macellarlo dall’interno. E ancora: androide buono e asimoviano vs androide cattivo in preda a deliri di onnipotenza; gran finale in cui Alien si mostra ben determinato a riprendersi la scena incollandosi con uno zompo agilissimo all’astronave di salvataggio in partenza dal pianeta, con la seria intenzione di massacrare tutto l’equipaggio; duello finale in stile “La bella e la Bestia”. Si aggiunga poi tra le note di demerito l’inverosimiglianza, anzi l’assurdità totale della sceneggiatura, in virtù della quale gli astronauti sbarcano sul pianeta misterioso come se si trattasse di una allegra scampagnata, privi di qualsiasi protezione che vada oltre la felpa e il cappellino da boy scouts e ignari di ogni seppur basilare procedura di quarantena: un vero branco di dementi votato al massacro, per togliere di mezzo i quali sarebbe più che sufficiente un soffio di Covid-19, senza disturbare alieni e raffinate manipolazioni genetiche! Risparmio al lettore ogni riferimento al “finalino inquietante” di prammatica.
Peccato d’origine del film: neppure un fotogramma fa paura. E se non fa paura, un horror è inutile narcolessia.
Errata corrige: ripensandoci, uno squarcio di puro terrore in effetti il film lo offre in extremis, dal momento che il finalino inquietante è costruito ad hoc per lasciare spazio alla fuoriuscita di un … sequel! Aiutoooo!
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