Regia di Wim Wenders vedi scheda film
A Dieppe, in Normandia (..gran posto, ma chissà perché proprio là...), in un hotel ove trascorrono qualche giorno di vacanza, una giovane scienziata marina ed una affascinante spia impegnato in Africa in un progetto che tolga dalle mani dei dittatori di paesi come la Somalia, un bene prezioso e unioversale come l'acqua, incrociano le loro esistenze e si scoprono irrimediabilmente attratti uno dall'altro, oltre che accomunati singolarmente assieme da una tematica come l'acqua, elemento per cui la scoenziata sta spendendo tutte le proprie risorse, e bene prezioso che finisce per essere la discriminante in un territorio devastato come quello africano, ricco di materie prime e pure di acqua, ma dominato da barbarie ed ingerenze destinate a far soccombre la maggioranza, ad interesse di una piccola percentuale di dominatori senza scrupoli.
I due si amano teneramente e divengono idissolubili, ma devono presto lasciarsi, una impegnata a calarsi con un sommergibile giù nel buio più profondo della stratificazione più remota delle acque del pianeta (che la ragazza diligentemente ci ha raccontato come in una recita scolastica per farci imparare anche a noi ignoranti del pubblico), l'altro, impegnato in Somalia a cercare la verità su certi pozzi acquiferi in mano ai ribelli jihadisti.
Ma col passare del tempo, più lei lo cerca, più lui fa perdere le tracce di sé, improgionato in realtà dai terroristi, ostaggio malmenato e percosso, sempre ad un passo dalla morte.
Come purtroppo sempre più spesso succede al celeberrimo regista tedesco Wim Wenders (ma pure ad Herzog, se vogliamo!), quando costui ha per le mani una sceneggiatura che intende adattare per un film narrativo, i risultati - e questo è emblematico nella sua sconcertante pochezza - sono spesso terrificanti. Molto più lucido il percorso narrativo documentaristico di Wenders, che lo ha visto eccellere anche di recente (Pina, Il sale della terra) o quando sperimenta, come nel precedente caso rappresentato dal riuscito The beautiful days of Aranjuez), che il recente lavoro, probabilmente su commissione, che ha visto impegnato il gran regista.
Ma questo Submergence risulta assai peggio del già poco convincente e pasticciato Ritorno alla vita (2015), devastato da dialoghi inascoltabili, melensi, scolastici, banali come non si oserebbe voler ascoltare, all'interno di una vicenda melodrammatica da rimanzo Harmony che spiazza per come osi a spiattellare e mescolare invettive morali, spunti ecologici, all'interno di una love story zuccherosa che deborda sino al kitch più incontrollato.
Peccato perché l'alchimia fisica tra i due bei e (altrove) bravi attori, Alicia Vikander e James McAvoy, risultava già epidermicamente convincente sin dalle prime immagini; gli attori che fanno da corollario e superfluo contorno a questa vicenda, scandita piuttosto goffamente da flash-back mal assemblati, sono davvero poca cosa, e il bravo Reda Kateb, già protagonista del precedente Les beaux jours d'Aranjuez, relegato ad una particina inconsistente che non gli consente di regalare qualche raro momento positivo ad un patrocchio senza appello.
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