Regia di Peter Brosens, Jessica Woodworth vedi scheda film
Surreale e metaforico. All'apparenza la trama può sembrare banale nel raffigurare un re, che svolgendo una carica principalmente di rappresentanza e simbolica, una volta che questa viene a mancare risulta un individuo quasi privo di personalità e incapace di gestire la situazione, quando deve affrontare un viaggio attraverso l'Europa per tornare a Bruxelles. Ad essere in difficoltà però non è solo il re, ma tutto il suo entourage, costituito a sua volta da persone poco abituate a ragionare con la propria testa e di cui il re appare quasi come la punta dell'iceberg. Infatti tutti loro sembrano abituati ad essere pilotati e avulsi dalla realtà, per cui appaiono sperduti quando vi ci si trovano in mezzo, un po' una metafora di certi politici. Durante il viaggio emergono le loro inspiegabili ipocrisie, emblematico al riguardo quando una di loro fa la schizzinosa perché costretta ad accettare l'aiuto di un ex cecchino serbo, mentre poco prima non si faceva scrupoli a collaborare per l'ingresso della Turchia nell'Unione Europea; ma anche il loro modo di ragionare semplicistico e fuori da ogni contesto nel ritenere, per esempio, che le rivendicazioni d'indipendenza di un popolo si basino solo su una visione dettata dai pregiudizi, non si sa se perché incapaci di capirne le ragioni profonde o soltanto allo scopo di denigrarle. Sono l'allegoria di quelle persone che lasciano da parte il buon senso e la propria capacità di critica, per agire solo per interesse personale in cerca di denaro, carriera o potere. Non c'è molto umorismo, ogni tanto si sorride, ma lo si fa a denti molto stretti.
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