Regia di Kirill Serebrennikov vedi scheda film
Il radicalismo cristiano si esprime attraverso la bocca di Veniamin (Skvortsov), adolescente inquieto e sociopatico che dà filo da torcere alla madre (Aug) e agli insegnanti. Convinto che nella Bibbia siano riportate le verità che devono guidare la condotta dell'uomo, Veniamin parla per versetti e citazioni, è omofobo, sessuofobo, xenofobo e antisemita, distrugge una stanza della casa e cerca di fare proseliti con la persona sbagliata, un ragazzo sciancato dalle chiare tendenze omosessuali (Gorchilin). A sfidarlo sul suo stesso terreno, a colpi di versetti biblici, c'è l'unico personaggio assennato del film, un'insegnante di biologia (Revenko) disposta a giocarsi una relazione e il posto di lavoro pur di far capire al giovane che si sta soltanto ingozzando di idiozie.
Da un'idea di partenza originale e molto "scritta" (un egregio lavoro in sede di sceneggiatura, concepito a partire dall'opera teatrale di Marius von Mayenburg, riesce a cucire tra loro i versetti biblici fino a farne oggetto di autentiche logomachie), si arriva a una realizzazione loffia, bozzettistica, con personaggi caricaturali se non monodimensionali che schiacciano la ragionevolissima tesi filmica (il radicalismo religioso è esiziale comunque lo si coniughi) su un registro involontariamente grottesco, scritto con superficialità da un regista che - a colpi di pianisequenza - dimostra una grande padronanza tecnica ma una capacità di scrittura infantile, a dispetto della mezza età raggiunta.
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