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Ghost in the Shell

Regia di Rupert Sanders vedi scheda film

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will kane

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La recensione su Ghost in the Shell

di will kane
5 stelle

Uscito nel 1989 il fumetto manga "Ghost in the Shell" è diventato rapidamente un oggetto di culto, i cui diritti per trarne un film versione live action, sono stati acquistati, addirittura nel 2008, da Steven Spielberg , ma ci sono voluti nove anni per arrivare a realizzare questo lungometraggio, tra rimandi e difficoltà  varie. La storia del cyborg Mira Killian, che "risorge" in un corpo nuovo, portando con sè solo la propria mente, che diventa un supersoldato della Hanka Robotics, compagnia che assicura la sicurezza nella metropoli in cui la storia si svolge, combattendo il terrorismo. Obiettivo è eliminare il pericoloso Kuze, mente degli insorti; dopo alcune missioni in cui la sua abilità diventa necessaria, però, Mira viene a sapere che quel che le è stato detto circa il suo passato, forse, non rispecchia la realtà... Fino a metà proiezione, "Ghost in the Shell" versione "film" non convince più di tanto, presentando situazioni  che emanano dejà vu, dai palazzi con gli ologrammi che rimandano ovviamente a "Blade runner"  a inseguimenti e combattimenti che hanno illustri predecessori, il tutto miscelato secondo un'estetica che ricorda fin troppo i più moderni videogames, che imitano il cinema e spesso, graficamente, danno un'idea di ibrido; poi, dalla rivelazione decisiva in poi, il lungometraggio imbocca un versante noir che ne aumenta la qualità, e sottolinea maggiormente l'aspetto umanista del racconto. Certo, vedere che, in una storia ambientata in Giappone, molti dei personaggi principali hanno tratti somatici occidentali, ha causato, a ragione, le proteste di molti fans, anche non orientali: Scarlett Johansson, pur bellissima soprattutto nella versione in calzamaglia  rosea, si impegna ma come nipponica rediviva non è credibilissima, così come lo è poco la scienziata Juliette Binoche. Ma sono gli inciampi dei blockbusters odierni, pensati troppo per attrarre spettatori subito, puntando su nomi di peso nel cast, magari destinati ad una manciata di scene, in teoria sopperendo a scivoloni di sceneggiature e distrazioni di regia.

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