Regia di Rupert Sanders vedi scheda film
Il maggiore Mira Killian ( Scarlett Johansson) è a capo della sezione 9 , un organizzazione che combatte il terrorismo, gestita dalla Hanka Robotic, una multinazionale che assembla mixandone gli elementi, umani e robot. Questo è proprio ciò che è diventata Mira: salvata miracolosamente da un attentato, è un potente ibrido, un mix di lamiere e cervello. Il compito è stanare Kuze, un cyber terrorista che sta uccidendo gli scienziati migliori dell'azienda. Per quale motivo?
Il quasi esordiente Sanders adatta l'omonimo manga del 1989 di Shirow traendo un film inferiore sia al fumetto che all'OAV di oltre 20 anni fa, ( quelli erano capolavori alla stregua di Akira), realizzando comunque un prodotto dall'indubbio appeal commerciale, fruibile dal grande pubblico, che non rinuncia ad una riflessione morale sul ruolo etico della scienza.
Il film punta moltissimo sull'estetica, intavolando a carte scoperte il dramma del distacco tra corpo ed anima, tra involucro esterno e ricordi. Il "Ghost" e lo "Shell". Una dicotomia che avvince ed affascina, gettata con veemenza all'interno di un mondo algido ed oscuro , grazie al lavoro su atmosfere e location, tutte perfettamente ricostruite in digitale. Impianto visivo portentoso.
Una New Port City che rimanda alla L.A. di Blade Runner, leviamoci subito il dente, senza però azzardare paragoni, dallo skyline ricostruito sulla baia di Hong Kong ( una delle location reali del film): schiere di grattacieli fitte come canne di bambù , dietro alle quali si muovono inquietanti giganteschi oleogrammi , vere e proprie anime silenti della "fat city".
E poi asfissianti vicoli formicai , finestre come occhi vitrei impassibili ai dilemmi della protagonista , che osservano l'azione che lì si consuma, sparatorie con qualche vezzo (ralenty) di troppo. Dietro( dentro) uno di essi chissà che si nasconda il passato/ futuro del maggiore.
Il flusso di coscienza di Mika è un impeto inarrestabile (contaminazioni New Age in agguato) che prende forza e forma con il passare dei minuti e la condurrà ad una spiacevole ma quanto mai necessaria verità.
Bene la Johansson ( ricevette il suggello di approvazione anche dal regista dell'anime Oshii) che conferisce la giusta aria cyberpunk alla protagonista (sembra che ne abbiano modificato l'aspetto al computer "asiaticizzandone" alcuni tratti, cosa prima affermata poi negata dalla produzione) , bene tutti i comprimari (Kitano, la Binoche, il danese Asbaek). Favoloso Pitt nel ruolo del dannato e sofferente Haze, vero cavallo di Troia del film.
Bel finale di potenza.
Un opera blockbuster ammaliante che si lascia guardare.
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