Regia di Sang-ho Yeon vedi scheda film
In "Train to Busan" gli zombi (a dire il vero non sono dei classici morti viventi, ma degli infetti che la stampa di regime identifica come rivoltosi che tentano di sovvertire il governo), invece di essere lenti e mosci, sono rapidi e feroci e perdono la loro aggressività diventando temporaneamente inerti quando il treno su cui viaggiano entra in una galleria e l'ambiente diventa buio e privo di stimoli visivi diretti. Questa sorta di disconnessione momentanea è fondamentale per la trama poiché offre ai personaggi alcuni momenti di tregua e consente loro di pianificare i movimenti attraverso le carrozze del treno. La suddetta caratteristica introduce un parallelo intrigante con l'esperienza spettatoriale. Infatti, proprio come gli infetti perdono la loro connessione quando entrano in galleria, così lo spettatore dovrebbe perdere la connessione con le convenzioni e le aspettative dei film sugli zombi visti in passato.
La narrazione vorrebbe essere intrisa di forti emozioni umane e di una critica sociale acuta, ma risulta a tratti stancante e prevedibile. Il commento sociale che il film effettivamente porta con sé risulta essere solo un passatempo dimenticabile.
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