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Ma' Rosa

Regia di Brillante Mendoza vedi scheda film

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La recensione su Ma' Rosa

di champagne1
8 stelle

Rosa Reyes guida la sua famiglia con piglio militaresco, ma senza lesinare attenzioni verso i figli e il marito. Il suo negozietto di cianfrusaglie e caramelle però non basterebbe a reggere l'economia domestica se non esistesse anche un secondo lavoro, ossia lo spaccio di sostanze stupefacenti in sub-appalto da un giovane pusher.

La sera che la Polizia fa un'irruzione e scopre le bustine di droga e il loro ricavato, Rosa e Nestor vengono tradotti in commissariato. Ma quando essi si accorgono che, anziché dall'entrata principale, vengono fatti entrare da una porta secondaria, ecco che si renderanno presto conto che quella notte comporterà grandi pericoli ma anche alcune opportunità ...

Presentato a Cannes nel 2016 e candidato alla Palma d'oro, questo nuovo film di Mendoza arriva dopo 3 anni dal precedente.

Riproposto al TFF 34 ha lasciato un segno potente nel pubblico.

Storia filmata prevalentemente con camera a mano e in uno stile di tipo documentaristico, racconta di eventi immaginari che non fatichiamo però a riconoscere molto verosimili.

Su di tutto prevale questa continguità, senza apparente soluzione, tra lecito e illecito, legale e illegale che impera nella periferia/baraccopoli di Manila.

La buona madre di famiglia che spaccia anche piccole quantità di droga per mandare avanti la carretta, per far studiare l'unica figlia al college, mentre i figli maschi si industriano fra mille diavolerie, prestando a nolo il proprio karaoke, dandosi disponibili a lavoretti di vario tipo e a un certo punto alla prostituzione con adulti danarosi, sono il segnale della incapacità in certa parte del mondo di vedere sbocchi e approdi sociali in un contesto alimentato da miseria materiale e ignoranza culturale.

La Polizia che arresta i piccoli spacciatori solo per chiedere un riscatto e poi lasciarli liberi senza esporre denuncia, in un'atmosfera di violenza psicologica quando non anche fisica, umiliazioni e omofobia, concorre a confermare la massima homo homini lupus.

E quando a un certo punto del film Rosa, finalmente non più osservata da alcuno, può lasciarsi andare in un pianto liberatorio, tocca allo spettatore interpetare se sono lacrime di cessata tensione perché il peggio è passato o  lacrime di disperazione perché non si scorgono segnali di cambiamento.

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