Regia di Jonathan Dayton, Valerie Faris vedi scheda film
Billie Jean King è la vincitrice di una battaglia simbolica su un campo per una battaglia più ampia in ogni campo, uno scontro che i numeri ci dicono essersi protratto fino ai giorni nostri, un valore da difendere e che faticosamente cerchiamo ancora di raggiungere. Ispiriamoci a lei e questo film ci aiuterà a essere migliori.
Non ho mai visto un film dove il tennis fosse protagonista, ma in fondo anche in questo film non lo è. L'epica vittoria di Billie Jean nella battaglia dei sessi va ben al di là dello sport,è la conquista del diritto al rispetto, l'affermazione della parità tra esseri umani,anzi paradossalmente della superiorità del genere femminile. Ma non si ferma a tutto questo, perché c'è poi il tema dell'orientamento sessuale, l'attrazione e l'amore verso un'altra donna che Billie Jean cerca di nascondere e che affronterà apertamente e pubblicamente molti anni dopo i fatti raccontati dal film. Sulla relazione di Marylin e Billie il film si sofferma con delicatezza, l'amore assoluto e completo viene scambiato dalle due attraverso immagini discrete e una recitazione d'altissimo livello da parte di Emma Stone e Andrea Riseborough. C'è passione, coinvolgimento, la paura e il peso del giudizio sociale. E il film dà grande rilevanza a questa battaglia che Billie dovrà affrontare. Proprio il finale ci dice che "un giorno potremo essere chi siamo e amare chi vogliamo", uno sguardo verso un futuro che oggi sappiamo finalmente essere arrivato, ma allora era probabilmente un sogno pari a quello nel tennis di avere pari riconoscimento tra atleti dello stesso livello al di là del proprio sesso. Quindi una battaglia simbolica su un campo per una battaglia più ampia in ogni campo, uno scontro che i numeri ci dicono essersi protratto fino ai giorni nostri, un valore da difendere e che faticosamente cerchiamo ancora di raggiungere.
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