Regia di Giuseppe Ferlito vedi scheda film
In vari episodi vengono mostrati altrettanti modi per far diventare internet il veicolo dell'inferno in Terra: prostituzione, cyberbullismo, ludopatia, adescamenti e calunnie si diffondono molto più rapidamente online, distruggendo la vita reale delle persone.
Per quanto sia un film di modesti mezzi e ambientato in una realtà che ancora il cinema italiano non ha saputo inquadrare con sufficiente chiarezza e obiettività, e a prescindere dal discutibile titolo che può spaventare lo spettatore piuttosto che attrarlo, InFernet è un'opera a suo modo riuscita e ficcante. Il lavoro di Giuseppe Ferlito, da lui stesso scritto insieme a Roberto Farnesi e Marcello Iappelli, arriva al punto esattamente dove tante altre pellicole contemporanee falliscono miseramente e cioè nel raccontare i drammi odierni con verosimiglianza e senza eccedere nella retorica e nel patetico; nel film tutto funziona discretamente sul piano logico e già questo pare un miracolo con i tempi che corrono, la recitazione è assolutamente dignitosa e non mancano i nomi di richiamo nel cast: gli interpreti principali sono infatti Ricky Tognazzi, Massimo Olcese, Katia Ricciarelli, Remo Girone, Daniela Poggi, Laura Adriani, Andrea Montovoli e il già citato Farnesi. L'unico neo evidente, di per sè neppure grave, ma imperdonabile alla luce della riconosciuta tenuta logica dell'intreccio, risiede nel forzato finale affrettato e buonista che chiude in quattro e quattr'otto tutte le vicende con una risoluzione smaccatamente positiva, con la punizione dei cattivi e la soddisfazione dei buoni: francamente evitabile. Bravo in ogni caso Ferlito a mantenere salda la macchina da presa (e a evitare le più scontate banalità in fase di scrittura) anche quando la storia sembra abbandonarsi ai soliti clichè: l'attore marpione, il prete pedofilo, la bravata che termina in tragedia, il giocatore d'azzardo che non riesce a fermarsi... Tutte figure ormai stilizzate nell'immaginario collettivo, ma trattate qui con garbo, senza sfiorare involontari effetti parodistici. 3,5/10.
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