Regia di Claudio Giovannesi vedi scheda film
Comincia e finisce con un inseguimento (e si sentono i suggerimenti di Stefano Sollima, ringraziato sui titoli di coda) il quarto film di Claudio Giovannesi, ancora una volta ambientato a Roma e ancora una volta teso a raccontare una storia di integrazione difficile. Che in questa occasione è quella di Daphne (Scoccia), diciassettenne che vive di espedienti con un padre (Mastandrea) appena uscito di galera (il carcere come elemento ereditario?) e una madre invisibile. La ragazza finisce nel carcere minorile di Casal Del Marmo ed è lì che si invaghisce di Josciua (Algeri), internato anche lui nel braccio maschile della stessa casa circondariale. Lì, i due iniziano una difficile storia d'amore.
Giovannesi, che oltre al copione ha scritto anche la notevole colonna sonora del film, mostra ancora una volta grande sensibilità nel far penetrare lo spettatore nel marasma interiore della protagonista (interpretata da una Daphne Scoccia trovata per caso in un ristorante dove lavorava come cameriera e perfettamente intonata alla parte), al suo anelito di libertà, alla sua irrequietezza esistenziale e alla sua refrattarietà alle regole. Ma rispetto al precedente Alì ha gli occhi azzurri si tratta tuttavia di un piccolo passo indietro: il film - girato tra Ardea e Torvaianica oltre che nel carcere de L'Aquila, attualmente in disuso - soffre la quasi totale assenza di ritmo dell'intera parte centrale, alla quale soltanto le incursioni di un credibilissimo Mastandrea - unico attore professinista insieme alla rumena Laura Vasiliu; gran parte del cast è formato da ex detenuti - restituisce brio narrativo. A titolo di curiosità, un'occhiata va data ai nomi del cast, per notare le ricadute ingenue dell'esotismo sull'onomastica, con nomi come Josciua e Gessica.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta