Regia di Claudio Giovannesi vedi scheda film
Si può definire "Fiore" un film neorealistico, oppure un film neo-pasoliniano? Io propenderei per la seconda definizione, perché l'influenza del poeta e regista di Casarsa è fin troppo scoperta, tanto che il regista Claudio Giovannesi ha intitolato il suo precedente lungometraggio "Ali ha gli occhi azzurri" con esplicita citazione di Pasolini. Giovannesi ci parla di una ragazza che finisce in carcere dopo aver commesso ripetuti furti di cellulari, un'eroina che ricorda un po' anche certi personaggi dei Dardenne, di cui viene ripreso anche il pedinamento ossessivo del personaggio con la macchina a mano... tuttavia, il regista non si limita certo a ricalcare il cinema di questi numi tutelari, ma ha un proprio stile molto fisico e concreto, un modo di costruire le inquadrature e le sequenze all'insegna dell'evidenza e dell'economia espressiva. Cinema di denuncia sulla delinquenza minorile senz'altro, ma lontano da didascalismi e sociologismi, disegna con accuratezza i personaggi ed è attento al loro percorso morale senza sottotesti religiosi o fideistici. Giovannesi ha scelto un volto nuovo come protagonista con felice intuizione in Daphne Scoccia, che ripaga con una interpretazione credibile e mai troppo sottolineata; al suo fianco lo sfortunato Josciua Algeri, purtroppo scomparso in un incidente stradale, è meno efficace ma porta i segni di una vita difficile reale che si confonde col percorso del personaggio. E Valerio Mastandrea ha la bravura e l'umiltà di porsi al livello di questi attori non professionisti senza prevaricare con istrionismi che potrebbero risultare fuori luogo, aggiudicandosi l'ennesimo David di Donatello. Insomma un buon risultato, forse a tratti un po' risaputo in alcune figure di contorno come l'educatrice che riprende continuamente Daphne, ma Giovannesi ha ancora molte frecce al suo arco e gli auguriamo di continuare con la stessa convinzione che ha mostrato in questo film.
Voto 7/10
Fiore (2016): Claudio Giovannesi
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