Regia di Kim Rossi Stuart vedi scheda film
Ci sono quei casi in cui rimani deluso da un film sul quale avevi contato come ad un approdo sicuro. Eppure elementi non ne avevo per nutrire aspettative, a parte una manifesto in cui -utilizzando una soluzione grafica interessante- appare tratteggiato un ritratto del protagonista, ma soprattutto la memoria che avevo dello stesso Kim Rossi Stuart, attore che mi è quasi sempre piaciuto, con l'acme da lui raggiunto (a mio modesto avviso) nello splendido "bio" su Vallanzasca diretto da un grande Michele Placido, dove Kim spadroneggiava con estro e sensibilità. Qui, invece, troviamo un Rossi Stuart del tutto fuori posto e totalmente privo d'ispirazione. E quel che è peggio alle prese con un personaggio estremamente bislacco e la cui credibilità è prossima allo zero. Questo Tommaso che s'invaghisce di ogni femmina che vede per strada ma poi -quando la conosce (la femmina, dico) riesce a farsi odiare, sempre, e per motivi talmente assurdi che una sceneggiatura inafferrabile non riesce nemmeno a definire. Qualcuno ha definito il fim un "vorrei ma non posso" che parte da vaghe aspirazioni "alla Truffaut" )ovviamente "L'uomo che amava le donne" oppure che guarda al Moretti piu' pieno di paturnie mentali. Ma anche no, perchè per aspirare a questi modelli occorrono due doti che Kim -almeno in questo film- mostra di non possedere: la leggerezza e la brillantezza, quel quid insomma che può reggere un'impstazione grottesca dove commedia e disagio si accavallino in modo intelligente. E il film va avanti tra stanchezza e assurdità. Confermando la mia impressione che Rossi Stuart è tagliato per i ruoli drammaticì e con quelli brillanti ha seri problemi. Quanto al resto del cast, segnalo una Cristiana Capotondi bella "da sturbo" (fantastica) e poi la brava Jasmine Trinca. E anche l'ottimo Renato Scarpa e una chicca: il cammeo di Dagmar Lassander.
No, un film proprio non riuscito.
Mamma mia, Rossi Stuart...vabbè capisco esprimere il diasagio, ma certe espressioni allucinate da serial killer proprio non ci stanno. Leggerezza, ci vuole. E brillantezza.
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