Regia di Kim Rossi Stuart vedi scheda film
Tommaso e le donne
Il maschio adulto 2.0.
In perenne, cronica crisi identitaria,
perso nelle sue sterili nevrosi
impantanato nei suoi irrisolti traumi fanciulleschi.
Confuso, smarrito, disorientato, imbranato con l'altro sesso,
incapace di vivere una relazione in maniera responsabile e costruttiva.
Troppo infantile e impenetrabilmente problematico per le sue coetanee,
obsoleto e lapalissiano per le disincantate lolite mordaci, solo in apparenza frivole e svampite.
Un impotente sentimentale, un distruttivo passivo,
che, nonostante i suoi fallimenti, ancora si guarda intorno, perché ancora ci crede che basti un piccolo segno a fargli capire che proprio lei, in mezzo a mille altre, è la donna giusta per lui.
Ma poi, lo sarà per davvero?
Seconda regia per l’attore Kim Rossi Stuart, Tommaso è un’opera sui generis all’interno dell’asfittico e sempre uguale e prudente (tranne rarissime eccezioni) panorama italiano in celluloide.
Un film dall’impronta decisamente personale, che, srotolandosi fluido e veloce, incuriosisce e sorprende non poco nel tentativo riuscito di raccontare (anche e soprattutto per immagini: efficaci e audaci le sequenze oniriche come le ardite effusioni col gentil sesso) quelle idiosincrasie, ossessioni e inadeguatezze alla vita che così bene abbiamo conosciuto ed amato in Nanni Moretti.
Tommaso è figlio di Michele Apicella come dei mutamenti culturali cui il nostro paese è andato incontro negli ultimi 20 anni.
L’attore regista e sceneggiatore racconta il suo personaggio/quasi una sorta di alter ego e relative (dis)avventure, in famiglia (con una madre ingombrante), dall’analista e con le donne che ne popolano l’universo, armato di graffiante autenticità e lucidità disarmante che più di una volta fanno gustosamente sorridere, grazie anche all’apporto di uno spiccato piglio ironico teso ad alleggerire i toni e conferire alla storia una fascinosa aura di surreale stravaganza.
Minimale ma non povero nella forma, il film fluttua a un metro da terra, tutto preso a rincorrere e tradurre con carezzevole intelligenza il malessere esistenziale del nostro quasi-prototipo maschio italiano quarantenne del nuovo millennio.
Ed è al contempo dentro, immerso fino al collo, negli scorci di vita che sapientemente mette in scena.
Ma il "bel René" di placidiana memoria si spinge oltre, offrendoci un ritratto altresì impietoso, per quanto è veritiero, della controparte femminile e della spiazzante, ‘rivelatoria’ ai suoi occhi (e non solo) evoluzione/emancipazione di cui si è resa protagonista nel corso di questi ultimi anni.
Dalla coetanea matura Jasmine Trinca, alla trentenne risoluta Cristiana Capotondi, per approdare alla ventenne (o poco meno) ludica, disinibita e quadrata Camilla Diana (molto brava), comprese le fugaci apparizioni/folgorazioni di una farmacista, una ragazza con cagnolino, una studentessa “che studia” e perfino di un avvenente manichino con parrucca in vetrina.
Etichettare Tommaso come altra solita insapore "cosa italiana" sarebbe fare un torto al film e al suo ‘pensante’, vivace autore.
Vedere per credere.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta