Regia di Kim Rossi Stuart vedi scheda film
Tommaso (Rossi Stuart) è un irrequieto sentimentale: ossessionato dalle donne, parte con sprint, promette stabilità, monogamia e tanti pargoli ma poi inciampa su dettagli trascurabili - un dente storto, un minuscolo lipoma sulle labbra - per poi chiudere le relazioni. Con Chiara (Trinca) e con Federica (Capotondi) non funziona. Con Sonia (Diana), una svitata dalla potentissima carica sensuale, gli tocca stare in panchina perché la ragazza ha già un fidanzato e le idee molto chiare. A poco servono i consigli di un vecchio medico saggio (Scarpa) sulla necessità di liberare il bambino che è in lui né l'attività cinematografica riesce a fungere da valvola di sfogo. Le ossessioni, minacciose e radicate nella sua testa come un nido di processionaria, permangono. Per scacciarle, forse, ci vorrà un incidente.
A dieci anni di distanza dal suo esordio dietro la macchina da presa (Anche libero va bene), Kim Rossi Stuart torna in cabina di regia con un altro film imperniato su un uomo in precario equilibrio sentimentale. Lui assicura che nella sua opera seconda c'è poco o nulla di autobiografico, ma la continuità della tematica col film precedente lascia pensare il contrario, come pure il fatto che Tommaso fosse il nome del bambino protagonista di Anche libero va bene (e quelle che vive da adulto potrebbero essere le conseguenze di un rapporto a dir poco complicato con una madre presente a singhiozzo). Con una differenza eclatante sul piano stilistico: se il film del 2006 era un melodrammone familiare due camere e tinello, qui l'attore-regista romano vira bruscamente verso un registro grottesco che, nelle prime sequenze del film, rende il protagonista addirittura caricaturale. Il resto dell'opera, muovendosi tra Bergman, Allen, Moretti e Fellini, si dipana tra simbolismi arrischiati, scorci onirici, alto tasso testosteronico e scene madri piuttosto movimentate, nelle quali - tra le tre giovani attrici protagoniste - la toscana Camilla Diana col suo personaggio si divora le altre due.
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