Regia di Ole Bornedal vedi scheda film
Due muratori sfaticati, stanchi delle rispettive mogli, chiedono il divorzio; le donne li mettono in mutande perciò ai due disperati non rimane che una soluzione drastica: ingaggiare via internet un killer. Arriva così un russo ubriacone e sgraziato, capace di fare una strage senza arrivare alle due donne. Che intanto prendono provvedimenti altrettanto gravi.
Nulla a che vedere con gli Small town crooks (Criminali da strapazzo) di Woody Allen, gli Small town killers sono due poveracci dei tempi nostri, due personaggi da commedia all'italiana, disonesti e perdenti, amorali per scelta e incapaci di raggiungere il benchè minimo obiettivo impostosi. Le premesse di questo settimo lungometraggio per il cinema - ma ha lavorato molto anche per il piccolo schermo - di Ole Bornedal sono apprezzabili, ma a conti fatti è difficile difendere il risultato finale: la sceneggiatura dello stesso regista porta il marchio della trascuratezza, della scarsa cura dei dettagli che fa sì che la trama si incagli più volte su pesanti inconguenze, di incoerenze, di ostacoli logici francamente imperdonabili. D'accordo, si dirà che è soltanto una commedia: ma per questo genere di film evidentemente i cineasti nordici non sono ancora portati; commedia nera, quella sì, purchè contaminata da verismo e da tragedia, ma commedia sguaiata e ridanciana come questo Small town killers vorrebbe essere, purtroppo no. I personaggi ben interpretati da Ulrich Thomsen, Nicolas Bro, Mia Lyhne e Lene Maria Christensen non hanno alcuna credibilità, sono psicologicamente vuoti e i loro dialoghi spesso non funzionano; meglio in questo senso la macchietta del killer russo un po' pasticcione, affidata a Marcin Dorocinski, che però condivide con il personaggio della collega britannica Gwen Taylor la medesima fragilità dal punto di vista della caratterizzazione stereotipata, farcita di luoghi comuni legati alle nazionalità e troppo sopra le righe per la storia. Peccato. 2,5/10.
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