Regia di Pietro Germi vedi scheda film
Titolo "storico" per quanto anomalo nella cinematografia italiana:ovvero,un film di impegno civile,drammatico,che parla di gravi problemi d'Italia,ma girato come se fosse un western,e per di più senza rendersi ridicolo.Quasi a livelli fantascientifici,ma Germi era avanti,e riusciva anche a fare queste cose. Un giudice tutto d'un pezzo,che si scontra con un mondo ostile,muri di bocche serrate,i poteri del luogo che si scontrano e pretendono strada libera per mettere in pratica i loro voleri:anni prima di molti,il futuro regista di "Signore e signori" e "Alfredo Alfredo" aveva capito molto della mafia,e di come agisce a vari strati e livelli.Il taglio "americano" snellisce e rende fluida l'argomentazione,giungendo ad un passo dal neorealismo,ma,con la doppia presa di posizione finale,prima in un senso,poi in quello contrario,ancora più "fordiano".Un pò rigido Girotti nel ruolo dell'eroe positivo,facce che non si dimenticano tutt'intorno,nomi di peso quali Charles Vanel e Saro Urzì in parti importanti:"In nome della legge",stringato e avvincente,rimane una pellicola fuori dagli schemi,in anticipo sui tempi e preziosa.L'omertà,la connivenza,il saltare regole e legge,il rifiuto dello Stato sentito come invasore,sono tutte cose ben descritte da sceneggiatura e regia,contrappuntando il tutto con un uso delle musiche efficace e tonico.
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