Regia di Pietro Germi vedi scheda film
Fino a qualche decennio fa Pietro Germi era considerato da alcuni critici un mestierante, un artigiano, nel senso spregiativo del termine. Per fortuna questo regista ora è considerato per quello che è, vale a dire un autore che, prima attraverso il dramma poi tramite la commedia dai toni grotteschi, ha saputo mettere alla berlina i vizi (molti) e le virtù (poche) dell'italiano medio nella secondà metà del secolo scorso. In questa sua opera del 1948 è così chiara l'influenza del cinema western americano che, all'arrivo del treno, ci si aspetta quasi di vedere scendere Henry Fonda o James Stewart!. Germi, anche in questa opera, si conferma un fine cesellatore di immagini e un ottimo direttore di attori - bravo Massimo Girotti nel ruolo del magistrato e splendidi Urzì nella parte del maresciallo e Vanel in quella del capo mafia - ma il modo in cui la mafia è tratteggiata nella pellicola lascia un po' a desiderare, poiché essa viene vista come una maniera differente di amministrare la giustizia, basata più su dei codici di comportamento piuttosto che sulla legge.
Voto: 8.
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