Regia di Maren Ade vedi scheda film
toni erdmann è qualcosa che non esiste. come l'abito peloso della tradizione bulgara, già visto in "the king of belgians" che scaccia gli spiriti maligni. un cammuffamento, un altro da sè per dire qualcosa che non possiamo dire esplicitamente o che non riusciamo a dire, o non ci viene permesso di dire. winfried si cammuffa da ambasciatore tedesco farlocco per avere una via di accesso alla figlia, tagliatrice di teste. ines , la figlia, è quella cosa che serve alle aziende per sanarsi ma restare pulite nei confronti della società. ines non ha tempo per farsi quelle domande sciocchine che il padre pianista in pensione le fa. ines gira il mondo per fare in modo che l'economia fili dritta e volece senza intoppi; i quali intoppi, ovviamente umani, rimangono come vittime di guerra sul terreno(che non si vede mai) di un capitalismo che non ha bisogno di pensierini ecosostenibile di un pensionato naif. la vita di ines è talmente impregnata dal lavoro, che si sta adoperando, tramite un coach esperto, per essere sempre più efficiente anche nei modi in cui si muove quando, durante un'esposizione, ascolta chi le pone problematiche e ostacoli. il padre infaticabile, con tutto il tempo che la pensione gli concede, fa di tutto per farsi vedere e guardare. per ricordarle di coltivare il suo senso dell'umorismo, in un mondo in cui il senso dell'umorismo può solo che essere crudele e spietato. attraverso il genere leggero della commedia, che alleggerisce anche il tema e l'atmosfera, la regista ci ricorda che anche se toni erdmann dipinge di grottesco l'alto mondo della finanza, del capitalismo e della diplomazia, per far sorridere la figlia(mentre gli altri ridacchiano per la pena), per ridere proprio spazio non ce n'è. come ci ricorda ines, bucarest ha uno dei più grandi centri commerciali del mondo, ma quasi nessuno può comprarci nulla. quindi alla domanda del padre, per cercare di instaurare un dialogo e un rapporto, per sapere cosa fa la figlia nel tempo libero, lei risponde con una domanda sul senso della sua domanda. lei tempo libero non ne ha. tutto il tempo che ha, lo deve sfruttare nel miglior modo possibile, per risolvere i grattacapi delle aziende locali, per volare al prossimo incarico e possibilmente verso la promozione tanto attesa. in quasi due ore e quaranta di film, si assiste ai tentativi di un padre, di interagire con la figlia come molti padri con le figlie, ma tutto ciò che gli riesce è di farla cantare una canzone di witney houston ad una festa (al meglio che può come le insegna il coach), di togliersi i vestiti alla propria festa di compleanno per motivare il gruppo di lavoro(unica cosa che le è venuta in mente) e indossare denti finti e curioso cappellino ad un funerale. il finale sullo strepitoso viso lavato da ogni espressione di ines, ci fa chiedere come la donna saprà mettere a frutto i denti finti che si è messa in tasca. meravigliosi i due protagonisti, impegnati costantemente a cercare di sabotarsi vicendevolmente in una rincorsa l'uno dell'altra, sperando di instillare quel senso dell'umorismo che mini almeno un pò anche se lentamente, le fredda ferocia di un lavoro che distrugge il lavoro.
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