Regia di James Marsh vedi scheda film
CINEMA OLTRECONFINE
Ancora "da una storia vera".... ed in effetti la vicenda di Donald Crowhurst, un commerciante non proprio in buone acque con famiglia a carico che, nel 1968, decide di giocarsi il tutto e per tutto concorrendo alla ambiziosa Golden Globe Race puntando a divenire l'uomo che riuscirà a circumnavigare il mondo in solitaria nel più breve tempo possibile - è una storia vera... e tragica, considerata la sorte occorsa al temerario dilettante.
Che progettò lui stesso il sofisticato trimarano che lo accompagnò lungo la sua ultima avventura, sperimentando per l'occasione anche un marchingegno di puntamento rotta che l'uomo contava di riuscire a brevettare arricchendosi, ma invano.
Forte di una famiglia che lo ama, l'uomo sacrifica gli affetti convinto di farcela e di sistemare i suoi cari per sempre.
Non andò esattamente così. Proprio per niente. Ma il film è più concentrato sui vezzeggiamenti familiari, sul colore sdolcinato degli affetti, che sull'impresa in sé, prediligendo all'impresa sfidante ed impossibile, il diario di come la vicenda dell'uomo viene seguita dai media, dalla propria famiglia, e di come i due riescono a convivere riuscendo i primi a carpire subdolamente emozioni private che come tali dovrebbero limitarsi a rimanere, ed i secondi a sopportare il martirio di una mancanza che la presenza degli organi di stampa riesce a rendere ancora più straziante e stressante.
Ma il film, diretto convenzionalmente da quel James Marsh già responsabile del lezioso e spesso insopportabile La teoria del tutto, (un pò meglio si presentava il thriller politico d'esordio "Doppio gioco" con Clive Owen), risulta davvero poca cosa, che si risolve in una sequenza noiosa di convenzionalità sdolcinate tra una famiglia così perfetta e bella da risultare quasi stucchevole, insopportabile, e lasciando alla dinamica della vicenda un avvio che si interrompe sul più bello (si fa per dire), mostrandocene poi solo - da lontano - le conseguenze finali, con una sorta di pudore fuori luogo che innervosisce e destabilizza ancora di più.
E se sulla carta Colin Firth e Rachel Weisz appaiono perfetti a rappresentare una famiglia-tipo, qui a tutti gli effetti la perfezione del loro bell'apparire, non riesce a salvare di molto le dinamiche stracche di un film davvero piuttosto piatto e convenzionale.
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