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Loving Vincent

Regia di Dorota Kobiela, Hugh Welchman vedi scheda film

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La recensione su Loving Vincent

di starbook
6 stelle

Una delle pochissime pellicole,insieme alle pioneristiche opere dei fratelli Lumiere, in cui il soggetto è solo strumentale, il vero intento è mostrare la tecnica di animazione utilizzata e unica nel suo genere. All'inizio riempie gli occhi ma alla lunga....

Il figlio del 'postino personale' di Vincent Van Gogh, alla morte del pittore, decide di mettersi in viaggio con l'intento di consegnare al fratello Theo l'ultima lettera spedita dal geniale artista.

Purtroppo all'arrivo ad Auvers-sur-Oise scopre che anche il fratello è morto poco dopo l'infausto giorno.

La causa ufficiale della morte, dopo una breve agonia, è stata la ferita all'addome provocata dallo sparo di fucile autoinflittosi.

Il giovane conoscerà alcuni compaesani che sono stati più vicini al pittore il quale, avendo convissuto con grossi disturbi mentali, da alcuni era deriso come lo scemo del paese, per altri era un mediocre artista e per pochi un vero amico.

Presto la trama si tinge di giallo e la vicenda diventa una vera indagine, in cui si tenterà di capire la reale dinamica, le responsabilità e le omissioni di quello che fu velocemente catalogato come un caso di suicidio.

 

Arbitrario e alquanto romanzato soggetto che, tentando di interpretare le centinaia di lettere che il pittore soleva scrivere giornalmente, risulta purtroppo intriso di luoghi comuni in cui la teoria del complotto diventa la vera protagonista.

Eccezionale la tecnica utilizzata: ben 100 artisti si sono cimentati nel dipingere le sequenze precedentemente riprese con normali attori che recitano i personaggi immortalati nei capolavori del pittore utilizzando le location anch'esse presenti nelle tele di Van Gogh.

All'inizio si rimane a bocca aperta: pensate al capolavoro della 'Notte stellata di Arles' che prende 'vita', vedere personaggi che si muovono all'interno della casa in cui l'artista ha vissuto una misera vita, nel capolavoro 'Casa di Arles', oppure l'inquieto viso dell'artista che si anima di espressioni dall'autoritratto, famosissimo, presente anche nella locandina del film.

Opera originale ma che non 'regge' alle quasi due ore di durata, una pedissequa sequenza di dialoghi-interrogatori che, purtroppo e quasi sarcasticamente, ricorda il format delle trasmissioni della seconda serata incentrate sui casi di cronaca nera  relativi agli omicidi violenti che con un intento falsamente giornalistico attrae il pubblico più morboso.

Sarebbe stato meglio la realizzazione di una pellicola più 'snella', magari un mediometraggio o cortometraggio prettamente autobiografico: la vita dell'artista è già di per se interessante e ricca di eventi altamente 'cinematografici'. 

 

  

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