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Non ci resta che piangere

Regia di Roberto Benigni, Massimo Troisi vedi scheda film

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La recensione su Non ci resta che piangere

di scandoniano
8 stelle

Con buona probabilità, uno dei film italiani più sottovalutati. Al di là dei numerosi passaggi televisivi, per la verità col tempo divenuti sempre più rari, “Non ci resta che piangere” non ha mai scaldato l’animo dei critici e non è mai stato oggetto di culto. Forse ci si ferma ad una non ricca scenografia, ad alcune situazioni opinabili sul piano della verosimiglianza, all’eccessivo barocchismo di alcune scelte o alla recitazione “sui generis” di alcuni caratteristi. Ma è un peccato, dato che questo film complessivamente rappresenta un gioiellino. Per una serie di motivi: innanzitutto è l’unico che metta insieme due geni assoluti della nostra comicità anni ’80, il compianto Massimo Troisi ed il futuro premio Oscar Roberto Benigni, in un connubio che poteva apparire azzardato alla vigilia (il napoletano introverso e dalla battuta accennata assieme al toscano istrionico ed esplosivo), ma che di fatto risulta vincente, anche alla luce del fatto che numerosi dialoghi del film sono stati spesso improvvisati (lo testimoniano alcuni tentennamenti dei due attori, ma anche numerose interviste rilasciate successivamente). Proprio le battute, numerosissime quelle efficaci tanto che sarebbe impossibile citarle tutte, sono il fulcro attorno a cui si dipanano le sparute vicende, di due italiani contemporanei che dopo un tremendo temporale si risvegliano all’epoca di Cristoforo Colombo e provano a fermarlo… Senza dubbio sono però da sottolineare la lettera a Savonarola (omaggio a quella presente in “Totò, Peppino e… la malafemmina”), i simpatici siparietti tra i due protagonisti e Parisina (Livia Venturini), l’approccio con il Medioevo e la continua sottolineatura delle differenze tra 2000 e 1400…

Esistono un paio di versioni del film: una, convenzionale e conosciuta ai più, dura meno di due ore, l’altra, voluta da Vittorio Cecchi Gori per non stravolgere la sceneggiatura originale (degli stessi Troisi e Benigni, insieme a Giuseppe Bertolucci), arriva quasi alle 3 ore ed è semplicemente una versione con un montaggio meno “severo”, ma anche (vista la funzionalità del tagliato) anche più giusto…

 Al buon riscontro del box office non sono seguite come detto critiche altrettanto generose; forse a causa della particolarità dello slang di Troisi, non pienamente comprensibile a tutte le latitudini, e particolarmente “partenopeo” in questa circostanza. Indubbiamente un film bistrattato: non un capolavoro, ma certamente qualcosa di prezioso.

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