Regia di Roberto Benigni, Massimo Troisi vedi scheda film
La comicità è un dono innato, una capacità da sviluppare certo ma che va posseduta fin dagli albori, nei meandri del DNA. Massimo Troisi e Roberto Benigni sono due tra i casi rari in cui questo gene nel DNA è presente e prolifico. L’unica opera infatti che li vede riuniti è la massima sovraesposizione di questa loro invidiabile caratteristica.
Il maestro Saverio e il bidello Mario vagano per la campagna finché, sorpresi da una tempesta e con la macchina in panne, decidono di rifugiarsi in una locanda che a loro insaputa li catapulta nel 1492. Tra smarrimento e rassegnazione cercano di adeguarsi a questa nuova condizione temporale.
Massimo e Roberto quasi si compensano. Tra la malinconia del primo e l’ironia del secondo ci introducono il fattore temporale e tutte le vicissitudini i fraintendimenti e le allegorie che ne derivano, compongono una pellicola che ha del memorabile, tra battute e scene che ancora oggi sono riconducibili alla stessa e citabili dalla massa: “Chi siete? Cosa portate? Si, ma quanti siete? Un fiorino” è senz’altro l’esempio più lampante.
L’idea dell’ambientazione e le conseguenti modalità di svolgimento hanno del sensazionale, e la carica comica che possiedono differenzia questa commedia da molte altre che l’hanno preceduta e da ben altre che verranno.
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