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Rachel

Regia di Roger Michell vedi scheda film

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La recensione su Rachel

di Furetto60
7 stelle

Bel thriller sentimentale.

"Rachel "è un intrigante noir sentimentale, in costume, ambientato nei primi dell'Ottocento,in Inghilterra.Racconta la storia di Philip Ashley,rimasto orfano da piccolo,di entrambi i genitori, viene cresciuto con grande affetto dal cugino Ambrose, più grande di vent'anni, in una tenuta signorile, nelle plumbee terre della Cornovaglia .Un giorno Ambrose parte per il continente, solo per questioni di affari e di salute, ma un giorno arriva una sua epistola,in cui a sorpresa annuncia di aver incontrato in Italia, una donna favolosa e di averla sposata. Le prime notizie che gli giungono sono piene di entusiasmo, per questa romantica e improvvisa storia d’amore, ma poi dopo lunghi silenzi, le lettere che gli pervengono sono inquietanti richieste d’aiuto, infine, arriva la notizia della morte dell'amato cugino. Cosi, Philip inizia a coltivare rancore e forti sospetti sul conto della cugina-vedova,che potrebbe essere stata la sua assassina, fino a meditare vendetta,ma quando l’incontra, ne resta stregato e soggiogato,decidendo di girarle l'intero patrimonio,allo scoccare del suo venticinesimo compleanno,di li a poco, che gli conferisce la maggiore età e la facoltà di decidere le sorti dell'eredità.Propone di sposarla ma lei declina l'invito,con durezza.Solo a questo punto,ritorna agli antichi sospetti e ricomincia il calvario di quesiti che si pone e a cui cerca di trovare risposte.

Ma cosa è successo veramente? Ambrose era ragionevole nella invocazione, o la sua mente era ottenebrata dalla malattia devastante che lo aveva colto? le accuse di Ambrose, ritrovate nei suoi scritti, erano paranoie conseguenti alla malattia mentale che lo stava conducendo alla morte o veri indizi di colpevolezza? Partendo da questi presupposti il film si sviluppa come un bel thriller, in cui il dubbio che s'insinua, genera la suspense e lo slancio passionale del protagonista, la amplifica. La sceneggiatura pende ora da una parte ora dall’altra, in una rotazione di  prove e controprove, che si contraddicono in continuo,in un'altalena di convinzioni e di emozioni. Le scottanti rivelazioni che Philip riesce a sapere sul passato della donna sembrano accusarla,Rachel era già vedova di un uomo ucciso in duello con il suo amante,in più si accompagna con un ambiguo gentiluomo di campagna tale Rainaldi,ma ciò che realmente è accaduto, resta sconosciuto, a Philiph e al pubblico. La storia in questione punta sull’ambiguità , sull’impossibilità di giungere alla verità degli eventi, ai fatti, soprattutto alla vera natura della protagonista: una donna spregiudicata e arrampicatrice o una persona solare e innamorata? “Lei era colpevole? Lei era innocente?”. Questa la frase iniziale  e di chiusura. La regia ci pone nella prospettiva del giovane protagonista/voce narrante, consegnando così allo spettatore la medesima inconsapevolezza e il medesimo Amletico dubbio. Al centro della storia due personalità antitetiche, il ragazzo acerbo, semplice e impulsivo e la donna matura e scafata, con un passato oscuro. Philip è inesperto e sprovveduto, “non sa niente delle donne”e della vita, al contrario di Rachel, che ha vissuto, ha conosciuto tanti paesi e tanti uomini. Già al primo incontro con lei, la rabbia di Philip evapora immediatamente, per tradursi in ammirazione, d’altronde tutti coloro che incrocia, restano ammaliati dalla sua gentilezza, dalla sua cordialità espansiva, dalla sua solenne bellezza. L’altro grande tema in gioco è l’interesse,l'eredità, la donazione, le spese eccessive ed inspiegabili, il comportamento della protagonista genera sospetti legittimi, va dall’avvocato,  subito dopo la notte, trascorsa insieme, in cui il giovane le fa dono di tutto, si concede, misteriosamente ed altrettanto misteriosamente si nega, appena divenuta ereditiera. In quest’atmosfera di incertezza, la regia indugia anche nei simboli: la collana,il diadema della madre, che sancisce l’amore, poi la tisana, il sospetto che Rachel ci metta del veleno, prima ad Ambrose, poi a Philip ,elemento di suspense dal sapore hitchcockiano :quel che appare come un’attenzione affettuosa, potrebbe invece celare un intenzione assassina: un contrasto che ben alimenta il mistero. Peraltro Philip comincia veramente a stare male dopo aver sorbito i suoi intrugli.  Anche quando, molto dopo, Philip è ormai rassegnato ad una vita famigliare tranquilla, probabilmente anche noiosa con Louise,i suoi pensieri tornano a lei: “Rachel, il mio tormento”.Il finale resta sostanzialmente aperto.

 Daphne du Maurier, abilissima autrice del romanzo del 1951, da cui il film è tratto, nelle sue opere letterarie ha sempre scavato e indagato, il tema dell’ambiguità, vedi “Rebecca la prima moglie” o gli “Uccelli”. Rachele aveva già conosciuto una trasposizione cinematografica negli anni Cinquanta. Il regista Roger Michell,in questa versione attuale, pur avendo più esperienza con le commedie,se la cava egregiamente.Il film è stato girato tra l’Inghilterra e l’Italia, mettendo in risalto la diversità di cultura e di costumi oltre che i paesaggi profondamente diversi.

Rachel Weisz perfetta e calata nel ruolo, spingendo gli spettatori a propendere smaccatamente per la sua innocenza.

Intenso e intrigante

 

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