Regia di Roger Michell vedi scheda film
CINEMA OLTRECONFINE
Philiph Ashley è un giovane di buona famiglia che, a causa di un incidente che lo ha teso orfano di entrambi i genitori, è stato allevato dal cugino maggiore, che gli ha fatto amorevolmente da padre. In vecchiaia costui è stato avvicinato dalla avvenente Rachel, donna molto bella che lo ha convinto a sposarla e lo ha indotto a trasferirsi in Toscana, ove meglio curarsi dei forti problemi di artrosi legati all'età avanzata.
Quando l'uomo invita suo nipote ormai ventenne in Italia, adducendo al fatto che vuole vederlo con urgenza per chiarire la sua posizione di erede da definirsi anche a causa delle sue precarie e peggiorate condizioni di salute, il ragazzo lo raggiunge ma arriva in lovo che l'uomo è già morto e sepolto e della donna non ci sono tracce. Lo accoglie in vece loro, un mellifluo affarista italiano dai modi circospetti, mosso senz'altro da secondi fini (lo interpreta con un certo estro il nostro bravo Pierfrancesco Favino).
Sarà invece Rachel stessa a raggiungere il ragazzo in patria: lo stesso vuole far luce sulla questione della morte, sospettando che la donna possa almeno aver accelerato il trapasso dell'anziano.
Ma poi, a contatto con la donna, ne verrà pure lui sedotto dal suo fare seducente, dal sex appeal di quella femmina ancora giovane e procace.
Nonostante ciò non Tramontano in Philiph i forti dubbi sul comportamento misterioso della donna, spesso presa con le sue manie per le tisane e gli intrugli, tanto da temere che i dolori sempre più frequenti che il giovane accusa allo stomaco, possano attribuirsi ad avvelenamento.
Da un romanzo di una delle scrittrici più amate da Alfred Hitchcock - Daphne du Maurier (Rebecca, la prima moglie, Gli Uccelli), il valido regista inglese Roger Michel si prodiga in un corretto remake di quel Mia cugina Rachele del 1952 di Henry Koster, nobitato dalla presenza di Olivia de Havilland e di un giovane Richard Burton.
Rachel Weisz dà vita ad una valida enigmatica e, almeno a tratti, inquietante Rachele, donna strega e calcolatrice sotto i piedi della quale finiscono intrappolati anche gli uomini più scaltri e diffidenti.
La vicenda si sviluppa nel rispetto di una certa suspence, puntando su atteggiamenti e situazioni enigmatiche e scabrose per nulla nuove al miglior cinema del versatile Michel (penso soprattutto a L'amore fatale, da Mc Ewan, e a The mother).
E la Weisz, volto angelico ma anche sottilmente crudele ed austero, non fa rimpiangere (troppo) la De Havilland, da sempre impegnata in ruoli a metà strada tra l'angelico ed il diabolico.
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