Regia di Mick Jackson vedi scheda film
1994. Deborah Lipstadt (Weisz), docente di storia in un’università americana e grande studiosa dell’Olocausto, viene trascinata in tribunale da David Irving (Spall), storico inglese autodidatta negazionista e grande sostenitore di Hitler, con l’accusa di averne discreditato le competenze in materia. Supportata da una squadra di agguerritissimi avvocati, tra i quali primeggia un vecchio principe del foro (Wilkinson), la professoressa si imbarcherà in un processo che durerà sei anni e dall’esito non scontato.
Plauso per ogni film che continua a combattere la sacrosanta battaglia contro i negazionisti dell’Olocausto e a favore della conservazione della memoria storica e del rispetto per le vittime e i sopravvissuti: una sineddoche di tutti i negazionismi. Ma, oltre al cinema civile, bisogna anche guardare alla messa in scena, affidata alle competenze di Mick Jackson, uno che viene dal cinema di genere e dalla commedia. E qui si sente qualche leggero scricchiolio, tanto nel prologo eccessivamente didascalico e teatrale, quanto in certe divagazioni sulle notti insonni della protagonista, personaggio che – quanto a simpatia – non va granché oltre il rivale filonazista. Fortuna che la seconda parte del film, un legal thriller a tutti gli effetti, e la breve parentesi girata ad Auschwitz, risultano pienamente convincenti.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta