Regia di Boris Durov, Stanislav Govorukhin vedi scheda film
Un gruppo di amici decide di scalare durante le vacanze estive un monte del Caucaso. Sono esperti ed equipaggiati, ma se la vedranno molto brutta.
Bella questa pellicola di monti, neve e sacalte, prodotta non dalla solita Mosfilm Mosca, ma dagli studi cinematografici di Odessa. E' una storia raccontata con toni ora pacati e lirici, ora drammatici e concitati. I primi corrispondono all'avvicinamento e ai preparativi nel campo base in un villaggio del Caucaso, i secondi alla scalata vera e propria, tra sentieri, ghiacciai, crepacci e tormente. I dialoghi sono ben scritti e cercano di mettere a fuoco i caratteri dei singoli personaggi, come i sentimenti che li legano. E' ovvio, a questo proposito, che la presenza di due donne nel gruppo introduca particolari dinamiche tra i membri uomini. Ognuno di loro, inoltre, reagisce in modo differente nelle situazioni difficilissime in cui vengono a trovarsi.
In generale, il film sembra riflettere sulla bellezza ma anche la pericolosità della natura e della montagna, la quale non deve mai essere presa sotto gamba: per gli scalatori la sicumera è sempre in agguato, come pure le spinte individualistiche ed egoistiche. Un elemento chiave per superare i momenti difficili - così si evince dal film - è appunto la coesione del gruppo e l'obbedienza assoluta al capocordata come al capitano di una nave. Un diverbio o una divergenza in un momento chiave può costare la vita.
Le riprese sono spettacolari e interessanti, ma esaltano più la pericolosità dell'alta montagna che la sua bellezza. Per la cronaca, siamo su qualche alto monte del Caucaso, dove c'è la neve anche d'estate. Quindi, per troupe e attori il girare in quelle condizioni non deve esser stato privo di difficoltà. Interessanti le canzoni a base di voce e chitarra.
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