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The Dinner

Regia di Oren Moverman vedi scheda film

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La recensione su The Dinner

di logos
8 stelle

Un film discontinuo, giocato sulle idiosincrasie e temporali e dei personaggi, tutti presi dal bisogno di riparare al male che lega genitori e figli, genitori contro genitori, fratelli contro fratelli, figli contro figli, sotto lo sguardo folle e intermittente del protagonista. Sfarfallio della borghesia americana stipata dalle sue gesta. 8

Mi ha molto colpito questo film di Moverman , sia per i temi che per lo stile.

Un thriller psicologico, che via via che si dipana mette al centro della scena un groviglio di problematiche che sondano la vita interiore fino a quella sociale e politica, vita che in un tutte le dimensioni suddette è colta in quelle contraddizioni che riflettono bene l’orizzonte della contemporaneità del mondo borghese: razzismo, teppismo, rifiuto del diverso, ambizione, desiderio e angoscia di potere politico, frustrazioni e alienazioni, fino a considerare i rapporti conflittuali tra due famiglie, tra due fratelli l’uno senatore e candidato a governatore e l’altro ex insegnante di storia morso da rancori e crolli psichici pregressi, tra mogli e mariti, tra genitori e figli. Il tutto si svolge in un lussuoso ristornante, dove si incontrano i due fratelli e le rispettive mogli, un incontro dunque di due famiglie, Stan il senatore e sua moglie Katelyn,  Paul lo storico e sua moglie Claire.La cena dunque come rito borhese assoiluto, in cui si devono prendere decisioni essenziali.

 

Mi ha colpito molto la figura di Paul, l’insegnate sempre sull’orlo di una crisi psichica, interpretato da Steve Coogan, che rende molto bene il personaggio. Notevole l’inizio del film, in cui il monologo interiore di Paul fa il resoconto di tutta la storia dell’Occidente a partire dai greci fino ad arrivare alla modernità, la quale non è altro che una risi continua. Viene accusato di razzismo dalla moglie perché non sopporta il figlio adottivo di colore del fratello. Ribatte che nel suo lavoro al contrario si trova a dover non solo far l’insegnante della scuola statale ma soprattutto l’educatore nei confronti dei marginali parlando con le loro famiglie e con aiuti anche economici. Interessante vedere come questo personaggio oscilli verso una critica corrosiva della modernità che finisce però per scaricarsi nei confronti delle nuove generazioni che non capiscono la storia. In alcuni tratti Coogan è così bravo che riesce veramente a esprimere con lo sguardo, la mimica facciale, l’incipiente follia, con flashback in cui impone in modo esasperato l’attenzione degli allievi chiedendo loro di calcolare l’attuale livello demografico se non ci fossero state tutte le guerre del mondo, per giungere a conclusioni retrive secondo le quali le guerre servono per decimare i “coglioni”, i quali finiscono poi per essere le nuove generazioni, che aboliscono la storia. Ma la storia abolita la vede anche in faccia a suo fratello, un ottimo Richard Gere, la cui carriera politica lo rende astratto, avulso dal mondo. La storia si interrompe in maniera nuda e cruda perché il motivo della cena è quello di riparare al crimine compiuto dai figli delle rispettive famiglie. Interessante vedere come ciascuno dei membri reagisce contro questo crimine compiuto dai figli, con intenzioni che anche se apparentemente nobili (quelle di Stan), nascondono l’egoismo più torbido per la  sopravvivenza della classe media americana, borghesemente piantata nella sue false certezze e pronta a dare avvio allo scannamento reciproco e ad autosopprimersi in una sotra di guerra di tutti contro tutti per l'ineludibile egoismo che la caratterizza. Quando si tratta di lavare i panni della famiglia, si è tutti disposti a fare qualunque cosa, pur di salvare le apparenze, e così viene fuori la follia omicida di Paul nei confronti del figlio adottivo di Stans, ma anche l’opportunismo grigio di Stan, il quale alla notizia che una sua legge ha i voti necessari fa cadere come in un nulla tutto il tragico compito dai figli. Tragico crimine che si può nascondere, e non compromette nessuno, perché uccide  gli “invisibili” che nel calcolo borghese non contano nulla.

 

Sono interessanti anche gli sfasamenti temporali attraverso i tre punti di vista giocati sulla cena, sulle famiglie e sulle vicende crudeli dei figli, sfasamenti che riflettono la mente traballante di Paul. The Dinner è anche l’ultima cena di un ceto borghese che oramai non ha più nulla da dire se non recitare il proprio particolarismo bieco, che si esprime bene anche nel taglio netto finale del film, che potrebbe non piacere ma che rimane significativo del nichilismo di tutta quanta la rappresentazione di una borghesia giunta allo sfacelo morale che può solo dichiarare, tramite Stan, che nelle vita non vi sono direzioni giuste ma soltanto una somma di scelte di merda che possono fare male anche a qualcun altro. Ma questa è anche la politica dell’attuale amministrazione Usa cui l’opera non manca di accennare. Un film dunque che, mio modesto avviso, merita di essere visto ed è ricco di spunti di riflessione. 

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