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The Dinner

Regia di Oren Moverman vedi scheda film

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La recensione su The Dinner

di gaiart
7 stelle

A furia di Masterchef, con salsette di noci e timo, adagiate su lettini di asparagi della Val di Non, zuppe di castagne con capesante e porri fritti o cappellacci di broccoli, cagliata di latte e lumachine di mare, aggiunte a carambole di formaggi in cui si sa anche il nome proprio di ciascuna mucca che li fornisce and so on, a volte si perde il se

THE DINNER

 

di

OREN MOVERMAN

 

STAY HUNGRY, STAY FOOLISH

 

(Steve Jobs)

 

 

Non tutti i matti rompono i piatti.

 

 

 

Il regista di The Dinner sembra aver preso alla lettera il binomio, follia e nutrimento, teorizzato da Steve Jobs. A furia di Masterchef, con salsette di noci e timo, adagiate su lettini di asparagi della Val di Non, zuppe di castagne con capesante e porri fritti o cappellacci di broccoli, cagliata di latte e lumachine di mare, aggiunte a carambole di formaggi in cui si sa anche il nome proprio di ciascuna mucca che li fornisce, and so on, a volte si perde il senso della realtà.

Le portate del geniale film the Dinner: aperitivo, antipasto, primo, formaggio, dolce e digestivo, assicurano proprio questo che, nella vita, il cibo consumato in ambienti ovattati e di lusso, risulta inversamente proporzionale alle verità indigeste che affliggono i corpi di coloro che devono ingerirne le costosissime portate.

 

Tratto dal bestseller internazionale “LA CENA” di HERMAN KOCH, è un film geniale, angoscioso, stressante e strutturato con maestria ed eleganza da Oren Moverman. Così come lo è il romanzo.

Due ottime interpretazioni di Paul (Steve Coogan), il fratello minore e la moglie Claire (Laura Linney) aiutano ancora di più a rendere questa incredibile storia (ma tristemente vera) credibile, dove il vero protagonista non è il cibo, ma la follia.

Follia di una madre che gestisce male la sua depressione e la trasmette a un figlio sensibile.

Follia di quel figlio che divenuto padre e marito non accetta l’improvvisa malattia della moglie e come neve al sole si scioglie nella sua fragilità.

Follia omicida di due ragazzini, figli di quel padre di ottima famiglia, che diventano baby gang e danno fuoco a un homeless all’interno di un bancomat.

Follia dettata dall’incapacità di comunicazione che affligge sempre più le nostre famiglie, la società dove il dialogo si limita a sentire la segreteria di uno smartphone o a mettere una faccina smiley su di social network.

Questo film conturbante, racchiudendo tutti i generi, dramma, commedia, satira, thriller, è persino in sé folle. Davvero trasmette questo senso d’inadeguatezza tra una portata e l’altra e a più livelli. Tra madre e figlio, tra padre e figlio, tra marito e moglie, tra fratelli. Tra esterno. Lusso, ristoranti, politica, vita sociale, convenzioni. E interno. Famiglie devastate non in grado di capirsi e dialogare. Risultato. Un carico di violenza verso l’esterno in un circolo vizioso senza fine. Non a caso forse Stan Lohman, fratello più equilibrato, (Richard Gere), membro del Congresso in corsa per la carica di governatore, cerca di far approvare una legge contro l’Obama care che renda la malattia mentale, considerevole come quella fisica. Ma forse solo i pazzi saranno in grado di capire quanto grave e radicata sia questa realtà che affligge le nostre società.

 

 

 

 

 

 

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