Regia di Bas Devos vedi scheda film
Cortometraggio (9') d'esordio (2005) per Bas Devos, belga, classe 1983, futuro regista di "Violet" (2014), che qui scrive, produce, dirige ( Gilles Van De Caveye e Cesar De Sutter, bravissimi ) e monta, lasciando manovrare la cinepresa a Manu Alberts e il microfono a Eric Decnodder.
Mappa ( senza spoiler ).
Thomas, di 12 anni, e il suo fratellino Arne, di 8, si stanno allontanando da una baracca situata in un bosco nelle vicinanze di quello che nel corso dello svolgersi degli eventi verrà identificato come Pécrot, un comune della Vallonia posto al confine con le Fiandre, in Belgio. I loro vestiti sono zuppi di sangue che non sembra essere il loro. Arne, camminando di fianco al fratello maggiore e gettandosi ogni tanto lo sguardo alle spalle, vomitando un ricordo, stringe ben saldo in una mano, ma quasi dimentico dell'oggetto, un tubo di metallo, di fatto una spranga, anch'esso del medesimo sangue cosparso.
Suo fratello riesce a levarglielo dalla morsa del pugno anchilosato, le dita infine arresesi. I due ragazzini, usciti dal bosco, attraversano dei campi coltivati e si ritrovano s'una stradina asfaltata. Si guardano un po' intorno, in cerca di aiuto. In quel momento, in lontananza, sopraggiunge spedita una berlina. Ma loro sono più veloci e si nascondono dietro al tronco di un albero del filare che costeggia la strada. L'auto arriva e passa. Nel frattempo, ecco la sera. E già, tra il pavé, le prime case del paese...
Scenario ( con spoiler ).
Composto da 6 piano-sequenza ( più un respiro nel buio di un a nero animato dal ronzio delle mosche in pasto, un cartello rosso che riporta il titolo, e il rullo di coda con cast, credits e crew ) della durata variabile compresa tra gli estremi minimi e massimi di 40 secondi e 2 minuti ( filologicamente così susseguentisi : 1: movimento a retrocedere. 2: movimento circolare. 3: movimento a retrocedere. 4: movimento ad avanzare. 5: movimento ad avanzare e a convergere - movimento circolare - movimento a retrocedere. 6: movimento laterale a precedere, poi a retrocedere ), il cortometraggio ed opera prima di Bas Devos potrebbe essere inteso, vissuto e partecipato come il cuore pulsante di un lungometraggio ( ''ideale'', possibile, futuro ) che ancora non c'è ( e che non per mandato divino dovrebbe assolutamente esserci : da questo PdV lo si potrebbe porre, con un enorme dispiego ed impiego del senno di poi, quale un possibile diretto antefatto puramente morale a “Violet” e quindi non per forza di cose apertamente o direttamente collegato ad esso tramite un legame preciso dell'intreccio, o ancora, più tecnicamente, semplicemente e palesemente per via dell'attore bambino e poi ragazzo Cesar De Sutter, che nel corto interpreta il fratello minore e del lungo, quasi 10 anni dopo, ne è il protagonista ) : lo si potrebbe definire - sempre grazie alla consapevolezza tardiva e retroattiva sulla distanza di quasi due lustri - lo iato tra - rimanendo e rimandando per l'appunto ad un'opera recente che, “come si dice”, “ha diviso critica e pubblico” ( anche tra di loro ) - le due parti che costituiscono e in cui è suddiviso dicotomicamente “Room” di Lenny Abrahamson del 2015 [ mentre il finale è semanticamente ( o somaticamente sotto l'aspetto della grammatica filmica ) simile a quello di “Sin Nombre” di Cary Joji Fukunaga del 2009, lo richiama : una cabina telefonica. Un gettone. Uno squillo. Una voce che si silenzia e ne ascolta un'altra riconoscerla ], con tutte le dovute, sostanziali e fondamentali differenze, e incognite, solo parzialmente risolte dalle deduzioni che lo spettatore può trarre dagli elementi che volutamente Bas Devos centellina ( e non solo per via del poco tempo a disposizione, anche se, data la natura del medium, i pochi minuti del corto ne sono pregni ) e mette con sapienza in campo ( da gioco ) in questa sua selezione di realtà intensificata dei momenti intermedi e/ma cruciali.
AV ( ebbene si, con spoiler, ché i film contengono la loro stessa fine. Alcune risposte. E, se si è fortunati, le giuste domande ).
Prospettiva ( con spoiler ).
Bas Devos abbandona lo spettatore nel Cinema, senza coordinate apparenti, accomunandone il destino a quello dei suoi protagonisti.
Gli sottrae il contesto : impedisce l'accesso al fuori campo temporale ( il prima, e il dopo ), lo relega nell'imminente ( senza far trascendere l'immanente appesantendolo di sovrastrutture che non gli appartengono ).
Ci costringe ( cambio di soggetto, oramai siamo dentro ) a immaginarlo, a ricostruirlo.
Detto ciò, e in dialogo con esso, in verità la realtà dei fatti ( che comunque rimane indecidibile ma non indecifrabile, o l'incontrario...) può dirsi chiara sin da subito [ l'orco da una parte e Hänsel e Gretel ( J. E W. Grimm ) / Pollicino ( le Petit Poucet - Charles Perrault ) dall'altra, al posto di Teseo e Arianna ] : a tal proposito basterebbe il titolo ( la semantica, la necessarietà ), il MinoTauro delle radici del mito e il Bos Taurus Primigenius - nome comune/volgare : Uro [ le maiuscole utilizzate per il secondo e il terzo termine della denominazione/nomenclatura scientifica bi(tri)nomi(n)ale sono un errore cercato e voluto ] -, evocante tutta la consapevole violenza umana possibile, l'imbestiamento umano ( con il dovuto rispetto per la bestialità animale ) che scientemente s'abbandona agl'istinti, ben prima de e oltre lo svolgimento ( la grammatica cinematografica, la contingenza ) degli accadimenti, a dirci come sono andati i fatti, in che modo si è giunti a quel punto, sulla soglia ( PdV dall'interno ), e come si svolgeranno, cos'accadrà dopo lo stacco netto, con l'inquadratura scissa tra primo piano ( ad agire ) e sfondo ( ad attendere ).
Oppure - ma davvero in questo caso si tratta di consapevole manipolazione/divagazione/de-ricostruzione da parte dell'ipotetico spettatore, che s'impegna a dire che il bianco è nero - i ragazzini, drughi in erba, sono l'incarnazione del male, di passaggio : l'instaurata percezione di un eterno ritorno : “das Weiße Band - eine Deutsche KinderGeschichte” di Michael Haneke.
E' un merito del regista questa ipotetica libertà d'interpretazione? E' un fattore voluto lo spingerla a questi estremi?
L'ambiguità è nell'occhio di chi guarda, ma Bas Devos in questo caso penso sia stato del tutto chiaro e netto : là dove le immagini non arrivano, giunge in loro soccorso il logo(s) : Taurus. Mica (MidWich) Cuckoos.
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