Regia di Mario Sequi vedi scheda film
Sopravvissuto alla strage della sua famiglia a opera del maragià Varauni, Sandokan decide di ritirarsi a Mompracem per meditare il da farsi. Naturalmente, l'unica risposta sarà la vendetta.
Non è certo il primo film tratto dalle pagine di Salgari (fin dagli anni Quaranta il nostro cinema se ne è occupato quasi senza soluzione di continuità; nei Sessanta un paio di pellicole dirette da Lenzi e da Capuano riscossero modesto successo), ma soprattutto non è l'ultimo: pochi anni dopo Sergio Sollima infatti rispolvererà Sandokan per la Rai, lanciando il fascino di Kabir Bedi presso il grande pubblico e con esso rilanciando la popolarità dell'autore di romanzi d'avventura. Ecco perchè Le tigri di Mompracem è sostanzialmente passato inosservato, prodottino di genere realizzato con scarsi mezzi e un cast piuttosto modesto da un mestierante - il sardo Sequi - non proprio dotatissimo. Sceneggiatura di Eduardo M. Brochero e Alfredo M. Tucci (curiosa la medesima iniziale come secondo nome), nel segno di una coproduzione fra Spagna e Italia, cosa abbastanza tipica all'epoca; nel cast spiccano i volti di Ivan Rassimov (Sandokan), Andrea Bosic (Yanez), Claudia Gravy (Marianna), Josè Torres (Tremal Naik) e ancora Cris Huerta, Luis Davila, Mimmo Palmara (sotto pseudonimo Dick Palmer), Lorenzo Terzon. Lavoro visibilmente realizzato in fretta e con quel che c'era sottomano, ma con qualche apprezzabile scena d'azione e qualche scorcio esotico qua e là che va a compensare scene e costumi per il resto dozzinali. Due anni più tardi Sequi approderà all'erotico con Fratello homo sorella bona. 2,5/10.
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