Una famiglia borghese nel deserto, trasporta inconsciamente presso di sé lo spirito malvagio risalente ad un antico rituale pellerossa. Le conseguenze saranno drammatiche e faranno affiorare anche problematiche personali dapprima occultate o passate inosservate. Un McLean in trasferta Usa, ambizioso, ma non al massimo della forma.
Greg McLean, regista australiano dell'horror teso e sconcertante (quindi magnifico) che incombe sulle vicissitudini di tutti i giorni, e di cui tutti noi, almeno in linea di principio, e facendo i debiti scongiuri, potremmo risultarne come vittime, approda negli Usa con un film che rimane ancorato saldamente nel genere che lo ha reso celebre e maestro indiscusso ed ammirato presso i cinefili ed appassionati di terrore in tutto il mondo, ma che appare già dai primi minuti più un onesto film su commissione, che un genuino frutto di una propria ansia narrativa, o piuttosto una nuova sfida personale da portare avanti con lo stile efferato e stordente a cui ci ha abituato con la sola manciata dei suoi noti film precedenti.Una famiglia benestante americana, in seguito ad un week end trascorso assieme ad altri amici sui sentieri assolati del Grand Canyon, si porta a casa inconsciamente gli strascichi invisibili, ma letali, di antichi spiriti di pellerossa che abitavano quelle affascinanti e desolate terre rocciose nei secoli passati.Come avviene tutto ciò? Per un caso fortuito il ragazzo più giovane della coppia, finisce intrappolato per qualche minuto in una grotta, dopo che una piccola voragine lo inghiotte all'improvviso, trascinandolo in un cunicolo.Rimasto illeso, solo un pò stordito, il ragazzo si guarda attorno e porta con sè alcune piccole pietre nere su cui sono scolpiti disegni rupestri semplici ma affascinanti. All'episodio non viene dato particolare peso, dato che il bambino è piuttosto predisposto a rimanere a ritroso e ad apparire solo quando richiamato dai genitori.Il piccolo non sa, nè potrebbe mai immaginare, che gli apparentemente innocui e pittoreschi sassolini neri, racchiudono in realtà ogni sorta di maleficio, in grado di risvegliare, anche in luoghi lontani e decisamente meno lugubri, come la bella casa di famiglia, la frenesia malefica ed implacabile di uno spirito malvagio in grado di sconvolgere menti, cercare nuovi adepti per piegarne le azioni a suo piacimento e macabro ludibrio.
Il comportamento del ragazzo, già di per sé silenzioso e riservato ai limiti dell'autismo, insospettisce i genitori, soprattutto la madre, ma l'evidenza di alcuni accadimenti violenti e sempre più sconcertanti, inspiegabili, spinge la famiglia a cercare rimedio non tanto presso la scienza e la medicina ufficiali, bensì presso chi ha familiarità con gli influssi malefici e le maledizioni da spiriti malvagi, trovando la forza di affidarsi ad una santona che pratica riti di esorcismo strettamente legati alla cultura pellerossa.Il film si evolve secondo un pilot assai noto, e senza essere in grado di fornirci autentici sussulti e spaventi a cui il bravo regista di Wold Creek ci aveva sino ad ora abituato, anche quando la vicenda tenta di mescolare dramma soprannaturale a problematiche più concrete ed attuali, come l'anoressia occultata della bella figlia teenager.La vicenda procede come celebrando un rito eccentrico e malvagio consumato mille altre volte, sviscerando la storia con una certa disinvoltura e professionalità, ma senza mai e poi mai regalarci l'autenticità di un brivido genuino che era lecito, se non opportuno, attenderci dall'abile cineasta."Horror per famiglie", lo ha definito, a mio avviso molto propriamente, una tra le nostre più ferventi appassionate del genere, che mi ha preceduto nella recensione del film e mi pare abbia colto molto bene le perplessità che emergono dalla visione del film.
Un cast che si avvale di due note star come Kevin Bacon (tutto tonico e scattante - classe 1958 ma di fatto uno splendido ed un pò artefatto quarantenne) e Radha Mitchell (già mangiucchiata a dovere dal coccodrillo nel tesissimo Rogue di McLean) aiuta a marchiare l'horror di una categoria superiore a molti prodotti a zero budget, ma non fa che confermare l'impressione di avere a che fare con un prodotto troppo studiato a tavolino. E poi, a conti fatti, il migliore del cast risulta il piccolo David Mazouz: il suo sguardo inebetito nel vuoto, come preso da una visione mistica, anziché disegnargli i tratti dell'orrore e della paura, appare una circostanza curiosa ed insolita, forse l'unica vera piccola sorpresa di un film troppo "targato" e da cui era lecito aspettarsi davvero di più.
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