Regia di David Leitch vedi scheda film
Spy Story dallo spiccatissimo gusto pulp diretta dall'ex stuntman (controfigura di Brad Pitt e Van Damme) David Leitch, passato alla regia dopo aver co-diretto, da non accreditato, John Wick (2014). Il suo, al di là della presenza dell'ottima Charlize Theron (valore aggiunto al progetto), è un debutto estremamente promettente. Regia nervosa, montaggio serrato, ritmo costantemente elevato, ma soprattutto una cura maniacale per la ricostruzione delle scenografie e la fotografia. Queste ultime sono eccezionali, a mio avviso da nomination all'oscar (non ottenute). Jonathan Sela realizza una coloratissima fotografia con colori sgargianti (accoppiamenti blu/fucsia; arancio/giallo; verde/nero), esaltati dai contrasti in background di colore scuro. Bella anche la ricostruzione di una Berlino divisa dal muro, nel periodo imminente alla caduta dello stesso. Qui si muove la Theron, bellissima e con capello biondo a caschetto, che riprende un personaggio sulla scia di quello interpretato in Aeon Flux (2005), tra combattimenti da provetta karateka e continue sparatorie caratterizzate da un'esplosione di leve necessarie per disarmare gli avversari. Eccelso lavoro per il maestro d'armi, con Leitch che abbonda in combattimenti in cui i colpi creano ferite sanguinolente. La violenza c'è ed è pure spiccata. Un ragazzo viene pestato a sangue da un agente del KgB fino a cancellargli i connotati. Spruzzi di sangue che inondano muri bianchi, nasi che grondano liquido rosso e così via. Presente anche un'interessante scena lesbo tra la Theron e l'algerina Sofia Boutella (su cui a Livorno, dato il cognome, non perderebbero tempo per fare ironie) che richiama alla memoria quelle di Bound - Torbido Inganno dei fratelli Wachowski.
La sceneggiatura, particolarmente complessa per i continui doppi giochi, verte sul tentativo di recuperare da parte dei servizi segreti inglesi una lista contenente i nomi degli agenti segreti occidentali operanti nei paesi della cortina di ferro. Un elenco che, ovviamente, fa gola anche agli agenti del KgB. La struttura è giocata sull'interrogatorio cui è sottoposta la protagonista, da parte dei suoi dante causa, su cui poi si innesta il film, grazie a una lunga serie di flashback, in vista dell'epilogo che si svolgerà alcune settimane dopo l'interrogatorio.
Si segnala un gustosissimo momento metacinematografico con la Theron che, a Berlino Est, entra in uno sfarsosissimo cinema in cui viene proiettato il capolavoro sci-fi Stalker di Tarkovskij, con la locandina gigante che campeggia sul muro esterno della struttura.
Molto grandevole e grande spettacolo visivo. Theron eccellente in un mix di erotismo e aggressività letale.
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