Regia di David Leitch vedi scheda film
E' piacere doppio ingannare chi inganna.
Nella Berlino divisa dal muro alla fine del 1989 la Guerra fredda continua senza esclusioni di colpi. Anzi lo sgretolamento del potere centrale e le fughe di notizie da Est a Ovest la rendono un terreno particolarmente fertile per infiltrazioni, agguati e doppi giochi.
In questo contesto Lorraine, la biondissima agente dei servizi segreti britannici (MI6), viene inviata a Berlino ufficialmente per indagare sulla morte di un collega sulle tracce di una lista di nomi altamente esplosiva. In realtà si troverà di fronte a un quadro particolarmente intricato...
Tratto dalla graphic novel di successo di Johnston e Hart, il film è diretto dal quasi esordiente Leitch, uno che è al 2° film da regista, ma ha vissuto una vita nel mondo degli attori non protagonisti e soprattutto degli stunt-man di Hollywood (ed è appassionato nonché campione di arti marziali) e presenta diversi pregi.
Innanzitutto è una spy-story vera, nel senso che non è la solita contaminazione/parodia alla Kingsman, tanto per citarne uno. Anzi la storia risulta anche piuttosto arzigogolata, con colpi di scena e contro-colpi di scena tipici del genere. In più è modernizzata dal gusto per l'action-movie, ed infatti sin dai primi fotogrammi si viene proiettati nel vivo dell'azione, con la ridondanza del sonoro a sottolineare gli eventi filmati.
Leitch inoltre ha uno stile di regia, per quello che ho potuto apprezzare, in cui alterna sequenze da videoclip a lunghissimi piani-sequenza, specialmente nelle azioni di lotta, che sanno intrigare fortemente lo spettatore.
Poi la Teron è quello che è: dodici anni dopo Aeon Flux, è ancora più sinuosa, elegante e combattiva di quanto ricordavo (ma il tempo passa anche per lei?).
Infine sono da considerare anche alcuni limiti: lo svolgimento della trama che parte di botto catapultandoci nel vivo, ma poi rallenta anche troppo (al punto che al 60° minuto ho guardato l'orologio: brutto segno!), infine riaccelera e nel finale diventa anche un po' convulsa, al punto che ci sarebbe bisogno di riguardare le ultime sequenze per rimettere in ordine i pensieri.
Secondo limite (me ne scuso molto): ma la stessa Teron perfetta per eleganza sembra invece meno credibile nelle scene di lotta con corpo a corpo magari con i nerboruti esponenti del KGB. Piccolo esperimento: riguardare le stesse scene di lotta escludendo il sonoro e vedere come perde di drammaticità, portandoci anche a renderci più consapevoli della finzione scenica.
Definitivo però: guadagna ½ stelletta in più per altri due motivi, sia la meticolosa ricostruzione della Berlino dell'epoca visto che molti set avevano come scenario le vie della città, con tanto di muro (al confronto, vedasi la reticenza de Il Ponte delle spie, che però era un altro genere di film) e la fa-vo-lo-sa playlist della colonna sonora, ricavata dai pezzi della scena musicale rock/pop/underground propria di quegli anni.
E' piacere doppio ingannare chi inganna.
Ma – aggiungo io – chi ingannerà l'ingannatore dell'ingannatore?
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