Regia di David F. Sandberg vedi scheda film
Il Buio. Padre e, soprattutto, madre di tutte le paure.
Dall'alba dei tempi temuto dagli uomini in quanto proiezione inconscia delle proprie debolezze e delle proprie angosce.
Un'intuizione a carattere horror che è fortemente alla base di questa opera prima di David F. Sandberg, prodotto dal nuovo Re Mida dell'horror americano, James Wan, e film che rimane fortemente ancorata alla sua stessa "matrice" nel creare un perverso gioco di rimandi tra luce e ombra -salvezza e dannazione- e che gli consente di mantenere costantemente una certa tensione ma anche l'intelligenza (o la furbizia) di non eccedervi troppo compattando l'intera pellicola in appena 80 minuti, in quanto fin troppo consapevoli,probabilmente di non poter reggere alla lunga distanza
Il plot è estremamente semplicistico e lineare, che ricalca fin troppo i classici del genere, e in questo la mostruosa entità che si nasconde nel buoi è una semplice metafora e manifestazione diretta del disagio mentale e della follia di una delle protagoniste, la madre Sophia (la brava Maria Bello), che come una maledizione colpisce l'intera famiglia a partire dalla combattiva figlia maggiore (la bellissima e sensuale Teresa Palmer).
Altro personaggio fondamentale della pellicola ovviamente è il buio stesso.
Oscuro. Profondo. Così freddo e denso da sembrare a volte addirittura fisico.
Chiaramente ispirata alle pellicole dell'orrore nipponico (esplicativo in tale senso la nature stessa di Diana, affine ai fantasmi giapponesi non solo visivamente ma anche concettualmente), Light Out, come è anche giusto che sia comunque per un racconto originale, rispetto ai soliti remake occidentali di film del J-Horror presenta però una maggiore individualità, di matrice molto più occidentale.
Per intenderci nei J-Horror uno degli aspetti più marcati, secondo me, e la prevalenza di solitudine del protagonista (o dei protagonisti) e l'indifferenza della società oltre alla mancanza di una famiglia a cui aggregarsi in cerca di protezione.
Famiglia che, quando è presente, è invece foriera spesso o incubatrice egli stessa di quegli orrori che si va ad affrontare.
In questo caso invece la minaccia è totalmente estranea alla famiglia, anzi, cerca di insinuarvisi, disgregandola e minandola dall'interno, e sono proprio gli affetti familiari e i suoi valori, arrivando anche a quello più estremo, come il sacrificio di uno o più dei suoi componenti, a permettere la sconfitta del male e la salvaguardia di quel preciso nucleo familiare, in un happy ending invero piuttosto insolito da vedersi in un prodotto J-Horror.
In definitiva una pellicola discreta, estremamente semplice ma non sempliciotta, ben realizzata e che riesce a mantenere ciò che premette, ovvero tensione e divertimento per quasi tutta la durata della pellicola. E di questi tempi non è male.
VOTO: 6
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