Regia di David Frankel vedi scheda film
La latitanza della concettualizzazione filosofica
Devo confessare che non è semplice evitare di cadere nel superficiale cercando di commentare questa pellicola. Il riferimento a Charles Dickens è già stato posto in evidenza da tanti e, francamente, le corrispondenze tematiche e strutturali della narrazione possono risultare financo imbarazzanti. A meno che il regista, David Frankel, non trovi l'occasione di dichiararsi epigono dello scrittore inglese! Sotto il profilo tematico, invece, vorrei porre l'attenzione esattamente sul concetto che conferisce il titolo al film: la bellezza collaterale. Dopo stentati tentativi di offrirne una concreta e palpabile definizione, e io aggiungereri esemplificazione, non si riesce a capire quale sia questa bellezza collaterale. Se per essa si intende, seplificando crudamente, qualcosa di questo genere: a fronte del dolore inestinguibile che provi per un gravissimo lutto subito, guardati intorno, solleva la testa, avverti tutta la bellezza che c'è intorno a te. E la consapevolezza di ciò potrà lenire il tuo dolore... Beh, si rischia di sprofondare non già nel banale ma persino nell'irriverenza. Sotto questo aspetto, credo che il film possa essere bonariamente definito fallimentare.
Se, al contrario, si considera la prospettiva meno filosofica e più vicina al sentire comune e popolare (senza, naturalmente, indicare con ciò una minore sensibilità ma di sicuro un po' più distante dalla mera analisi filosofica), allora la pellicola intercetta l'emozione acuta di coloro che, direttamente o no, hanno provato nella loro esistenza un dolore tanto acuto. In questo caso, epurato dalle aspirazioni, talvolta pretese, razionalistiche tipiche della speculazione filosofica, il film ha una sua importante motivazione d'essere. Si avvale di un cast d'eccezione e con esso (o, forse, grazie ad esso) si avvia a snodare una narrazione che può reggere sino alla fine. L'aspetto melenso, in alcuni tratti, però, resta.
D'altra parte l'argomento della morte è così tanto spinoso e delicato che accostarvisi, anche nella finzione cinematografica, può destare sentimenti travolgenti.
"Ad un cuore in pezzi, nessuno si avvicini senza l'alto privilegio di aver sofferto altrettanto" E. Dickinson
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