Regia di David Frankel vedi scheda film
Uno spreco di grandi attori per un ennesimo, inutile, film di Natale
Per i film di Natale dovrebbe valere la stessa regola dell'albero e del presepio: toglierli dalle sale dopo l'Epifania. Magari farli uscire un po' prima, non a ridosso del Natale ma a fine novembre, però eliminarli col 6 gennaio. Vedere un film tutto alberi luccicanti e buonismo il 15 gennaio non solo è anacronistico, ma fa pure una gran tristezza, per le vacanze appena passate, che bisognerà aspettare un anno per ritrovare. E di tristezza supplementare quanto film, dove si fa riferimento per tre quarti della storia a bambini morti di tumore e giovani adulti in fin di vita, proprio non necessita. Incerto tra il melo più spudorato e Frank Capra, il film non decolla: propone una filosofia esistenziale difficile a cogliersi e molto vaga (resta incerto che cosa sia la bellezza collaterale cui ci si deve aggrappare per sopportare una grave perdita), come storia magico-realista è decisamente troppo timida, come storia realista tout court troppo improbabile. I recensori lo leggono come l'ennesima revisione del canto di Natale duckensiano: se così è, appare evidente che del famoso racconto di Dickens il regista ha colto solo la morale del nipote di Scrooge, ovvero che il Natale è tanto importante perché un giorno all'anno siamo tutti uguali, tutti viandanti in cammino verso la tomba. Resta l'enigma del perché sprecare un cast così stellare per una pellicola tanto banale: passi Will Smith, che sembra ormai incapace di togliersi dai panni che gli ha cucito addosso Muccino (che solo per questo andrebbe radiato dall'albo dei registi); ma perché sacrificare in ruoli senza spessore Kate Winslett, Keira Knighteley (qui, oltre tutto, pure alquanto imbruttita) e Edward Norton? Soprattutto quest'ultimo, fa certo piacere rivederlo dopo tanto tempo, però avremmo preferito avesse scelto con più cura il film da interpretare. (Sorvolo su Helen Mirren: è evidente che per lei ormai si tratta, in qualsiasi pellicola, di fare la mattatrice: e anche qui ci riesce)
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