Trama
Un pubblicitario di successo di New York vive una profonda tragedia personale che lo porta a isolarsi da tutto e tutti. I suoi colleghi escogitano però un drastico piano per costringerlo a confrontarsi con il suo dolore in un modo sorprendente e profondamente umano.
Approfondimento
COLLATERAL BEAUTY: COME VINCERE IL DOLORE
Diretto da David Frankel e sceneggiato da Allan Loeb, Collateral Beauty racconta la storia di Howard Inlet, un dirigente pubblicitario di successo di New York che, dopo una grande e grave tragedia personale, decide di rinchiudersi in se stesso e di non sorridere più alla vita. Mentre i suoi più cari amici cercano di ristabilire disperatamente un contatto con lui, Howard cerca risposte astratte scrivendo lettere all'Amore, al Tempo e alla Morte. Tutto ciò fino al momento in cui i suoi scritti portano a inaspettate risposte personali che gli permettono di iniziare a capire come il suo blocco esistenziali gli blocchi una vita da vivere intensamente e come anche la più grande delle perdite può nascondere importanti significati.
Con la direzione della fotografia di Maryse Alberti, le scenografie di Beth Mickle, i costumi di Leah Katznelson e le musiche di Theodore Shapiro, Collateral Beauty ripercorre dunque le vicissitudini di uomo che deve ritrovare la strada, sulla scia di un'indicibile perdita, per tornare alla vita e all'amore, vivendo momenti pregni di speranza, significato e relazioni interpersonali, in grado di guidarlo anche nel periodo più buio della su esistenza. Il titolo stesso suggerisce infatti come la gioia di vivere si possa trovare nella bellezza collaterale, in tutte quelle cose che nella quotidianità si danno per scontate ma che hanno un loro fondamentale perché, permettendoci di andare avanti emotivamente e spiritualmente ricordandoci che ogni frammento di esistenza è degno di essere vissuto a fondo. Immergendosi nel calore, nell'energia e nelle note, della stagione natalizia di New York, Collateral Beauty permette al suo protagonista (e allo spettatore) di cambiare il modo di vedere le cose, di aprirsi al mondo e di rapportarsi con la gente, scoprendo come dopo una tragedia tutto può assumere un sapore diverso in positivo. Come sottolinea lo sceneggiatore Loeb, "dopo una tragedia, riscoprire il mondo può essere molto bello, può avere un potere trasformativo. Ho scritto Collateral Beauty pezzo dopo pezzo mentre lavoravo ad altri progetti. Era una piccola storia nella mia testa che continuava a infastidirmi. Il punto centrale vedeva un uomo scrivere lettere a concetti astratti come il Tempo, l'Amore e la Morte. Ma perché avrebbe dovuto farlo? Intorno a questa domanda ho costruito poi la storia di Howard. Howard è stato un pubblicitario di successo e dinamico: a capo della sua società, ha sempre gestito le parole come potenti strumenti di marketing. Da grande motivatore, era capace di attrarre la folla con le sue frasi, come dimostra una delle prime scene che ho voluto scrivere, durante la quale afferma che tre sono le cose che connettono ogni essere umano sulla Terra: l'attesa dell'amore, il desiderio di avere più tempo e la paura della morte".
Il cast
Alla regia di Collateral Beauty vi è David Frankel. Nato a New York nel 1959 e figlio di un ex direttore ed editorialista del New York Times, Frankel muove i primi passi dietro la camera da presa negli anni Novanta con le serie televisive Doctor Doctor e Grapevine e deve il suo esordio cinematografico a Promesse e… Vedi tutto
Trailer
Scrivi un commento breve (max 350 battute)
Attenzione se vuoi puoi scrivere una recensione vera e propria.
Commenti (14) vedi tutti
Un ricattatorio trionfo di lacrime, frasi ad effetto di banalità sconcertante, new age a spruzzo e terribili trappoloni di sceneggiatura.
leggi la recensione completa di IlGranCinematografoDeludente ed un po' noiosetto. Poteva essere una commedia agrodolce che alludeva umilmente a qualche visione un pochino saggia sulla finitezza e la mortalità, invece decade in una specie di Bignami dell'Esistenzialismo, con troppe frasi fatte e troppe ricettine. I momenti autentici sono forse un paio. Voto 5.
commento di ezzo24Non un capolavoro, nemmeno brutto o sbagliato come hanno ululato certi critici intellettuali. Bisonti della settima arte, con un cachet sindacale, spargono melassa ma offrono una prestazione professionale e in buona fede: questo va riconosciuto, a meno che non guardiamo oltre il nostro naso e cerchiamo sempre il male dappertutto.
leggi la recensione completa di DaltonChe strazio!!! Completamente indigesto per me.
commento di silviodifedeLacrimogeno? A sufficienza. Spreco di sentimenti? Sicuro. Ma non si può non apprezzare lo sforzo recitativo!
commento di vjarkivConfermo spreco di grandi attori tutto si può guardare ma questo film non lascia niente si dimentica nel giro di pochi giorni.
commento di FrranciLa vicenda di per sé è interessante... L'idea di dare un volto a tre concetti fondamentali della nostra esistenza non è cattiva... Ma questo film poteva dare e fare molto di più... Il colpo di scena finale carino...
commento di lucignoloDavid Frenkel dichiara guerra al cinema e lo fa schierando i peggiori luoghi comuni intramezzandoli con dialoghi surreali recitati male da attori che nonostante la loro brillante carriera si sono prestati ad una carneficina senza precedenti. Il cinema forse non è sconfitto, ma non se la passa benissimo.
leggi la recensione completa di Chiappotroppo poco coinvolgente visto il calibro del cast
leggi la recensione completa di sere82Qualche frase fatta qua e la, lacrime a volontà, che non guastano mai e soprattutto le tre personificazioni di quei concetti astratti alla quale noi tutti vorremmo dare un volto e un corpo ed ecco che il cocktail di ammiccamenti è pronto. Non c'è introspezione dei personaggi i quali risultano spesso macchiettistici e la storia è a tratti ridicola.
leggi la recensione completa di Galagan91La latitanza della concettualizzazione filosofica
leggi la recensione completa di falcotto56Uno spreco di grandi attori per un ennesimo, inutile, film di Natale
leggi la recensione completa di SpringwindLe buone intenzioni di partenza finiscono per naufragarsi in uno sviluppo raffazzonato e inconsistente, sfociando in una dimensione ruffiana e retorica, strizzante l'occhio al CANTO DI NATALE di Dickens... Troppo banale per essere convincente.
leggi la recensione completa di _Rocky_Non è un film corale ma un pacco per le festività. Per chi si accontenta.
leggi la recensione completa di kael80