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Il barone

Regia di Jean Delannoy vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il barone

di zombi
8 stelle

molto più attinente e cattivo il titolo originale, ossia il barone della chiusa. per arrivare a capirne il significato o vi vedete il film(sarebbe meglio), oppure aspettate di leggerlo qui. jean gabin è il blasonato del titolo, ma della gloria del barone appunto gli rimane solo la nomea e una dignità dura a trovarsi in giro. porta in giro i turisti in aereoplano e a deauville è fisso durante un periodo dell'anno a carico di un hotel che tutti gli anni a fine stagione gli presenta il conto comunque, altrimenti potrebbe offendersi e risentirsene. il barone non si preoccupa della penuria di soldi, che è ormai la sua peculiarità più riconosciuta. vive da nobile e spende da nobile. per tirar su il mensile si occupa di vendere uno yacht di un altro giocatore accanito bisognoso di liquidità. qui s'incontra con una vecchia conoscenza e fiamma che si accompagna ad un ricco arabo che però la snobba(e la tradisce) per ragazze più giovani. quando durante l'ennesima partita a carte vince il famigerato yacht che proprio non riesce a smollare a nessuno, coinvolge perla in questa fuga dettata dall'euforia di una ritrovata quanto effimera fortuna ai giuochi. con il trasferimento dell'azione da deauville allo yacht il film si fa, almeno per me, più interessante. costretti ad attraccare in un canale della marne vicino ad uno chiusa, i due sono costretti a rapportarsi con un mondo che con il loto non centra assolutamente nulla. una locanda nelle immediate vicinanze dell'attracco e altrimenti il paesino. in attesa di un assegno da 2 milioni di franchi, perla fa la conoscenza di un produttore di champagne locale e il barone invece familiarizza coi locali e attira l'attenzione della locandiera, una ragazza madre ritiratasi in quel luogo ameno dopo che anni prima il padre di suo figlio si interessò solamente di imbarazzarla. il film di delannoy oltre a mettere in campo i mirabili dialoghi di michel audiard, ovviamente doppiati, e lasciare campo libero al mostro sacro gabin, alla presle e alla miriade di caratteristi sempre ottimi, ci permette di accompagnarci nell'ultima fase della vita di questo nobile decaduto che ha un senso tale della dignità e della sopravvivenza che è esemplare. quando sembra che quell'assegno proprio non debba arrivare, probabilmente dalle secche tasche dell'ennesimo marito di moglie miliardaria, e che possa nascere qualcosa con la locandiera, infine il pezzo di carta giunge al locale ufficio postale. dovrebbe essere triste e invece il grande uomo offre da bere a tutti e tira su il morale alla donna che si era illusa dietro a quel canuto signore di altri tempi. perla invece dal canto suo, trova nel produttore montbernon, un porto sicuro per smettere di essere alla mercé di ricchi sempre più ricchi ma sempre meno signori, con signore sul cui viso inesorabilmente il tempo avanza. e dio che invidia che ho provato quando perla lascia il barone per divenire una castellana di campagna con ettari di vigne e svariate proprietà terriere, ma con poca voglia di mondanità.... sarei perfetto come castellana di provincia. seppur per poco è stato barone di quella chiusa che lo ha riavvicinato alla gente lontano da un mondo dove la gente ha nome se ha soldi. coi soldi in tasca riparte per quel mondo che comunque gli appartiene e stritolerebbe invece la locandiera. perla consigliata molto saggiamente dal barone, accetta la richiesta di matrimonio da parte di montbernon, defilato signore di provincia, con un discorso molto toccante ma non patetico, anzi reale. insomma un buon film misconosciuto. 

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