Nei sotterranei dell'ateneo di medicina, il brillante giovane medico Frankenstein riesce a portare a termine il suo progetto avveniristico ed ambizioso di donare vita ad un corpo costituito da parti di esseri umani deceduti; nel frattempo un egittologo di fama riesce a riportare in vita la mummia di un faraone: le due creature, ingovernabili ed in balia ognuna della propria forza ultraterrena di origine o deviazione maligna, si troveranno a minacciare quel particolare microcosmo umano, fino a scontrarsi tra di loro, lasciando ai loro creatori l'arduo compito di fermarli e bloccarne i nefasti effetti sulla collettività.
Dal regista Damien Leone, che darà gran prova di sé con successivo (e recente) Terrifier (2018), questa sua seconda prova, girata al modo dei B-movies di genere che guardano anche, ma invano, all'ironia autoriale di Raimi con la sua trilogia di Evil Dead, appare innanzi tutto come un horror prolisso e lungo oltre ogni ragionevole misura.
Contornato da effetti speciali "old style" e al risparmio, che rendono il contesto più bolso ed imbarazzante che autoriale o citazionista (il volto ottuso del mostro Frankenstein sembra una parodia involontaria del leggendario personaggio creato dalla penna e dalla fervida fantasia di Mary Shelley), Frankenstein Vs. the Mummy non brilla né per situazioni, viste e riviste per entrambi i personaggi in prodotti americani a largo consumo e non sempre memorabili, ma realizzati con più cura e budget, né tanto meno per dialoghi, scontati e prevedibili, prolissi e senza nerbo, ed è interpretato da un cast di attori che paiono principianti degni di un telefilm qualunque, o al massimo di una produzione al risparmio della serie Masters of Horror.
Sembra di assistere, alla fine dei conti, in questo clamoroso ma risibile confronto/scontro tra titani del male, alle ultime non proprio esaltanti prove, quasi sempre di produzione iberica, che hanno caratterizzato l'ultima e calante fase della carriera di due ex maestri dell'horror un po' allo sbando, come ci appaiono oggi sia Stuart Gordon che Brian Yuzna.
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