Regia di Damien Leone vedi scheda film
Il cinema horror indipendente di Damien Leone, effettista e truccatore, vince a mani basse sui presunti autori contemporanei, applauditi dalla critica, che fanno dell’atmosfera, dei grandi interrogativi esistenziali, del minimalismo e della pulizia visiva la loro estetica di base. Damien Leone preferisce un horror sporco, senza intrusioni del digitale, ma con gran sfoggio del trucco prostetico e degli effetti gore e splatter. Il tutto sapientemente diretto con grande conoscenza sia del mezzo cinematografico sia del cinema horror, la sua storia, la sua filmografia fondamentale e gli studi sul genere. Conoscenza percepibile dalle scelte registiche, il gusto per il mostruoso, la passione per un certo sguardo horror che oggi si è perso.
Nello specifico, in Frankenstein vs the Mummy, Damien Leone utilizza l’horror e due icone del genere, tra l’altro abbastanza contigue figurativamente e simbolicamente, innanzitutto per divertire lo spettatore, ma anche per giocare tematicamente sul corpo. Il corpo adonico del protagonista maschile, l’attore e modello danese Max Rhyser; il corpo corrotto dal tempo della mummia; e il corpo composito e deturpato della creatura di Frankenstein. Il corpo adonico e perfetto inizialmente domina il corpo deturpato dalla morte. In seguito, i ruoli si invertono e il collasso dell’edonismo è rappresentato con la messa in scena orrorifica di uno psicodramma di maschere del terrore. Mentre il corpo corrotto dal tempo, simbolo della continua presenza mortifera del destino naturale, ma anche simbolo del passato che ritorna a mietere vittime, come ogni revenant, cerca carne fresca e femminile per riunirsi appunto carnalmente con il proprio desiderio libidico. In una plot line si assiste quasi a una lotta omoerotica tra corpi maschili, nell’altra a un’ipotetica deriva necrofila.
Forse, un regista come Bruce LaBruce sarebbe andato oltre e avrebbe approfittato della storia, delle due mostruosità e degli interpreti – c’è anche il corpo rinsecchito di Boomer Tibbs, perfetto parallelo con il corpo mummificato del faraone – per un affondo maggiore sul tema corporale, ma Damien Leone, puntando di più verso il puro divertimento horror e lasciando sullo sfondo, senza negarle, le tensioni corporali implicite in una storia di corpi mostruosi, confeziona ugualmente un riuscitissimo monster movie, superiore per resa visiva e plastica agli horror mainstream.
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